No Tav d’Italia
Era lui: l’avevo intravisto la sera prima in una strada del paese, su un palchetto, insieme a gente di Italia Nostra e altri ambientalisti, mentre spiegava a un centinaio di persone che cosa è la campagna «Salviamo il paesaggio», mentre gli ecologisti sardi raccontavano una quantità di schifezze urbanistiche che stanno accadendo sull’isola dopo che Soru, presidente regionale che aveva affidato il piano paesistico a Eddy Salzano, è stato sconfitto dalla destra con l’aiuto di una buona fetta di Pd. Evidentemente, non poter costruire più nulla a meno di 300 metri dal mare era qualcosa che i palazzinari di ogni centro-qualcosa non potevano sopportare. A Carloforte, isola per molti versi garbata (c’è una gran raccolta differenziata, ad esempio), c’è per esempio un aggeggio che nel linguaggio corrente è diventato «l’ecomostro». Sul sito di un vecchio e dismesso albergo, le cui rovine sono state sgomberate senza precauzioni, amianto compreso, è da qualche anno in costruzione , nella deliziosa baia chiamata la Caletta, un orrendo albergone che, in origine, pare fosse di Paolo Berlusconi e ora non si sa, magari di una società con sede alle Bahamas. E, se ho ben capito, la legge di Salzano è stata «riformata» dall’attuale maggioranza: il paesaggio è un bene da salvaguardare, sì, però bisogna decidere caso per caso.
Ho solo afferrato al volo alcune delle cose che si dicevano in quella serata, perché con noi c’erano i bambini – incluso il più che vivace Matteo – e quindi eravamo dovuti andar via di corsa. Ma la mattina dopo, sorpresa, Domenico era lì a mollo di fianco a me. Domenico lo conosco da qualche anno, da quando Carta promosse un gran dibattito e produsse un libro su «cemento zero», e lui, all’epoca sindaco di Cassinetta, in provincia di Milano, era stato il primo a dichiarare audacemente: ora basta, non si costruisce più niente. Nel frattempo, Domenico ha finito il suo secondo mandato (ma i «cementistizero» hanno rivinto in paese con il 51 per cento), si è candidato a sindaco ad Abbiategrasso, dove vive, con una lista fuori dei partiti, mancando il ballottaggio per meno di 20 voti, ha scritto libri, è stato tra i principali promotori della campagna «Salviamo il paesaggio», dopo esserlo stato della Rete dei Comuni virtuosi (di cui qualche mese fa, dopo una decina d’anni, si è accorta anche la Repubblica), ha aderito alla proposta della Costituente ecologista (la cui faccia più nota è Angelo Bonelli). E gira per l’Italia quando può, come molti altri simili a lui, per parlare con cinquanta persone qui, duecento lì.
Così, mentre Davide e il figlio di Domenico, Eugenio, sguazzavano attorno, ci siamo messi a chiacchierare. Dei nostri comuni amici valsusini, prima di tutto. Poi lui mi ha chiesto: «Cosa pensi di Alba?». Gli ho risposto cose confuse. Ci siamo stretti nelle spalle accennando a Nichi Vendola. Lui ha scosso la testa parlando della Costituente ecologista. Eccetera. «Sai cosa? – gli ho detto – Mi sa che la sola politica che c’è è quella dei No Tav d’Italia, di tutti i tipi». E lui: «Credo ci vorrebbe un gran movimento culturale, prima di tutto».
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