Monti rilancia la lotta all’evasione “È una guerra, giusto essere duri”

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ROMA — L’Italia è «in guerra» contro l’evasione fiscale. Le dure parole di Mario Monti vengono diffuse in mattinata. Detto fatto, nel pomeriggio in quel di Silvaplana – nei pressi di Sankt Moritz dove il premier trascorre qualche giorno di vacanza – incontra il presidente svizzero Eveline Widmer-Schlumpf per discutere la chiusura dell’accordo bilaterale sulla tassazione dei capitali depositati illegalmente presso le banche elvetiche. Stando a un comunicato di Palazzo Chigi i due hanno confermato «la grande importanza» del lavoro avviato dopo la bilaterale dello scorso 12 giugno a Roma. Negoziato che deve proseguire «in modo spedito». Passi avanti saranno fatti in autunno, quando il gruppo di lavoro bilaterale costituito proprio due mesi fa presenterà  le sue proposte. L’incontro arriva a poche ore dal voto con il quale la Commissione esteri svizzera ha dato via libera al Consiglio federale (otto sì contro un no) a negoziare con l’Italia un accordo sul fisco che ricalchi quello già  chiuso con la Germania. Riavvolgendo il nastro, a metà  giornata viene diffusa un’intervista a Tempi che precede la partecipazione di Monti al meeting ciellino di Rimini (sarà  proprio lui ad aprirlo domani). «Penso – dice il premier al settimanale di Cl – che l’Italia si trovi in uno stato di difficoltà  soprattutto a causa dell’evasione fiscale e che da questo punto di vista si trovi in uno stato di guerra». Non solo per i danni che produce all’erario, ma anche per «il grosso danno che provoca nella percezione del Paese all’estero». Già , il premier sottolinea come l’alto tasso di evasione «contribuisce a indisporre nei confronti del-l’Italia quei paesi dai quali di tanto in tanto potremmo aver bisogno di assistenza finanziaria». I partner europei che tramite lo scudo anti-spread e la Bce nei prossimi mesi potrebbero essere chiamati a darci una mano. «Questi – spiega l’ex rettore della Bocconi – dicono: eppure ci sono italiani ricchi o medi che sistematicamente non pagano le tasse». Ragion per cui Monti torna a ad apprezzare «una dura lotta» all’evasione da portare avanti anche con «momenti di visibilità  che possono essere antipatici ma che hanno un forte effetto preventivo nei confronti degli altri cittadini». Un nuovo sostegno ai blitz della che la Guardia di Finanza ha messo a segno dall’arrivo del governo tecnico. Alla domanda sulla possibilità  che dopo le elezioni resti a Palazzo Chigi, il premier risponde: «Mi rifiuto di pensare che un grande Paese democratico come l’Italia non sia in grado, attraverso libere elezioni, di scegliere una maggioranza di governo efficace e, indirettamente, un leader adeguato a guidarla. Quindi la sua domanda credo e spero non sarà  rilevante». Monti si dice «soddisfatto e grato» per aver potuto far collaborare «forze politiche divergenti in spirito costruttivo e unitario». Ai ciellini, invece, assicura che «il governo non farà  mancare il necessario sostegno » alle scuole private, pur «compatibilmente con la revisione della spesa pubblica». Monti conferma che in autunno il governo avvierà  la vendita del patrimonio dello Stato per ridurre il debito pubblico. E se il leader dell’Udc Casini conferma il sostegno al governo nel non voler imporre una patrimoniale («provocherebbe una fuga di capitali»), Monti torna sugli Eurobond: li giudica «una proposta intelligente », ricorda che la Germania e gli altri paesi del Nord non li vogliono, ma confida che «più avanti potranno arrivare». Ovvero quando «si saranno fatti passi verso una maggiore messa sotto controllo delle finanze pubbliche dei singoli paesi da parte delle istituzioni comunitarie».


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