by Sergio Segio | 31 Agosto 2012 15:27
ROMA — Troppi dubbi sul “decretone” che doveva rivoluzionare la sanità italiana. E dunque oggi salta il Consiglio dei ministri. L’appuntamento slitta al 5 settembre, all’indomani dell’incontro tra Monti e il presidente francese Hollande. Ma il menù potrebbe ancora limitarsi a un puro esame del provvedimento che il ministro della Salute Balduzzi contava invece di portare a casa oggi. Stessa sorte per il secondo decreto Passera sullo sviluppo,con il via libera ad Agenda digitale e start up. Per tutti, uno scoglio enorme da superare: la copertura finanziaria. Soldi veri non ce ne sono. E all’appello mancano ancora i 6,5 miliardi per evitare l’aumento dell’Iva dal primo luglio del 2013. Risorse che il governo proverà a recuperare con la spending review,fase due, da collegare alla legge di stabilità . Governo in affanno, dunque, sull’agenda d’autunno per la crescita. Il Paese langue, avrebbe bisogno di una spinta per ripartire. Mentre gli stipendi sono mangiati dall’inflazione, come ha confermato ieri l’Istat. A luglio le retribuzioni restano ferme su giugno e salgono solo dell’1,5% su base annua, mentre i prezzi crescono del 3,1%, più del doppio. Le crisi aziendali si moltiplicano, come dimostrano Sulcis, Alcoa, Ilva, Fiat. E ben 4 milioni di lavoratori sono in attesa del rinnovo dei loro contratti (di cui 3 milioni di statali). Un panorama tutt’altro che rassicurante. Al rientro dalle ferie, gli italiani fanno poi i conti con la benzina oltre i due euro al litro e la fine degli sconti estivi. «Stiamo lavorando alla sterilizzazione della maggiore Iva incassata con una diminuzione delle accise», azzarda Claudio De Vincenti, sottosegretario allo Sviluppo economico. Operazione non del tutto probabile, ma a Palazzo Chigi si valuta la possibilità di intervenire in qualche modo. E in fretta. Prima che l’autunno della crisi cominci a mordere sul serio. Rimettere al centro la crescita è dunque l’obiettivo dichiarato dal governo in questa fase. Ma la tensione sulle risorse mette a disagio molti dicasteri. Dal canto suo, il premier Monti, che qualcuno descrive seccato, vorrebbe evitare l’eccessivo protagonismo dei ministri – Passera, Fornero e lo stesso Balduzzi – troppo loquaci all’esterno e su temi sensibili, come la diminuzione del cuneo fiscale o la defiscalizzazione delle grandi opere. Idee giuste, ma di complicata realizzazione perché costose e dunque destinate al puro annuncio. Anche la tassa sulle bollicine voluta da Balduzzi per finanziare le misure sulla “non autosufficienza” (250 milioni l’anno) ha messo in imbarazzo l’esecutivo e scatenato le industrie del settore. E dunque potrebbe essere stralciata. Così la stretta sui videopoker, che deprimerebbe una delle fonti più succose per le entrate dello Stato. E la rivoluzione dei medici di base “h24”, importante ma da foraggiare. Le Regioni, intanto, hanno fatto i “compiti” e inviato un documento a Balduzzi con i loro suggerimenti.
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