Mercati con il fiato sospeso Atene: “Senza euro miseria enorme non usciremo dalla moneta unica”
BERLINO — Con la riapertura dei mercati attesa con ansia da operatori e governi, e con la raffica di vertici bilaterali tra leader europei, cominciano i dieci giorni decisivi per l’euro e il futuro politico del vecchio continente. Gli occhi di tutti sono puntati sulla riapertura stamane delle Borse, dopo che a mercati chiusi, sabato, il governo tedesco (per bocca del ministro delle Finanze, Schaeuble) ha escluso duramente nuovi aiuti alla Grecia, parlando di piano B per un euro senza Atene «che sarebbe stupido non preparare». Nell’attesa nervosa, lo scontro tra falchi e colombe sale di tono a Berlino. Manca solo, ancora, una parola decisiva di Angela Merkel. E il caso ellenico apre una grave frattura politica nell’intesa francotedesca: Hollande, che verrà qui giovedì, insieme a Monti è deciso a fare di più per salvare i greci.
«Dobbiamo sopravvivere e rimanere sotto l’ombrello dell’euro, perché è l’unico modo per proteggerci da una povertà che non abbiamo ancora sperimentato», dichiara evocando il peggio il ministro delle Finanze ellenico, Yannis Stournaras. Prepara il terreno ai difficili appuntamenti del premier Samaras: mercoledì incontro ad Atene col capo dell’eurogruppo e premier lussemburghese Jean-Claude Juncker, che ha definito tecnicamente possibile un’uscita greca. Venerdì a Berlino in Cancelleria Samaras spera in un rinvio delle scadenze per il consolidamento, dal 2014 al 2016. Sarebbe una vitale boccata d’ossigeno per speranze di uscita dalla brutale recessione e di ripresa, dicono economisti greci e no in un’inchiesta del quotidiano To Vima.
«Nessun aiuto a chi non rispetta gli impegni», replica duro il vicecancelliere tedesco e ministro dell’Economia, il liberale Philipp Roesler. «Chi non rispetta le regole e viola gli impegni non può attendersi aiuti finanziari, l’euro non può fallire per colpa di chi blocca le riforme», continua. Lo contraddice il commissario europeo all’Industria, il democristiano tedesco Guenther Oettinger: «I Paesi dell’eurozona devono fare tutto il possibile per mantenere la Grecia nell’euro – ammonisce -. Se non riusciamo a tenere nell’eurozona un Paese il cui debito sovrano è appena il 3 per cento del totale dell’area euro, nessuno crederà più che siamo in grado di risolvere grandi problemi, dunque dobbiamo mantenere a bordo la Grecia, se possibile, senza dare punizioni esemplari né minacciarle».
Lo scontro minaccia di spaccare i partiti della coalizione di centrodestra a Berlino, al loro interno. Falchi e colombe, a poco più di un anno dalle elezioni politiche federali e in un clima già di campagna, coesistono sia nella Cdu di Angela Merkel sia nella Fdp, i liberali di Roesler. Wolfgang Kubicki, leader liberale nel nord e uomo-chiave nel rapporto con i poteri forti economici, quasi prende a prestito il vocabolario di Mario Draghi: lancia un appello a «dotarsi subito del bazooka, cioè una licenza bancaria al futuro meccanismo salvastati europeo Esm, è come un deterrente atomico, averlo conta più che usarlo».
Un segnale anche ai mercati, contraddetto però dal capogruppo parlamentare democristiano al Bundestag, Volker Kauder, finora ritenuto vicinissimo alla Cancelliera. «La Grecia non ha nessun margine di manovra», ha detto con parole pesanti a Der Spiegel.
«I greci devono rispettare gli accordi che hanno raggiunto, non c’è più nulla da negoziare, né sul calendario né sulle cifre, perché altrimenti arriveremmo a una nuova violazione degli accordi, e proprio le violazioni degli accordi ci hanno portato alla crisi, tocca ai greci chiedersi, se vogliono fare uno sforzo in più o uscire dall’euro ». Aiuta indirettamente i falchi persino la sinistra olandese: Emile Roemer, leader del partito socialista favorito alle politiche di settembre, si dice «non sicuro che riusciremo a salvare l’euro»
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