Melfi, Termini e la Serbia ossessionano la Fiat

by Editore | 28 Agosto 2012 15:01

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Non c’è pace per il rientro degli operai Fiat (quando non hanno la cassa integrazione) dalle vacanze estive. Se venerdì notte era stato incendiato un container della Fiom davanti allo stabilimento Maserati di Modena, se neu giorni precedenti si è riacceso l’allarme Termini Imerese e un nuovo «giallo» sul futuro della Punto a Melfi, ieri si è saputo che anche i colleghi serbi non navigano in buone acque. Il vicepresidente della Fiat, Alfredo Altavilla, sarà  infatti domani a Belgrado, dove incontrerà  gli esponenti del nuovo governo serbo, che però gli parleranno di un rallentamento del programma di finanziamento alla fabbrica di Kragujevac.
Venerdì scorso il ministro dell’economia Mladjan Dinkic aveva anticipato che a causa della precarie condizioni del bilancio statale, una parte degli obblighi contrattuali previsti per quest’anno dovranno essere rinviati al 2013. Secondo le prime indiscrezioni di stampa, l’esecutivo belga non sarà  in grado di garantire quest’anno 60 milioni di euro al sito di Kragujevac, dove da luglio è partita la produzione in serie della nuova 500L. Il ministro ha chiesto comprensione alla Fiat, scaricando le colpe sul governo precedente. 
Tornando in Italia, ieri i segretari della Cgil e della Fiom di Modena, Donato Pivanti e Cesare Pizzolla, hanno lamentato il «silenzio preoccupante della Fiat» sull’incendio del container. Il fatto è «grave», per i due dirigenti sindacali, in quanto la Fiat «ha escluso la Fiom dalla rappresentanza in fabbrica, creando un vulnus pericoloso per la democrazia». Per l’incendio si è parlato di «matrice fascista e di criminalità  organizzata», ma finora si sa ben poco. 
Intanto a Melfi non si è spento l’allarme per il rischio del rinvio al 2015 della nuova Punto. «I dati allarmanti relativi al calo di vendite rischiano di produrre il secondo rinvio dell’atteso nuovo modello di Fiat – hanno avvertito i segretari lucani di Uil e Uilm, Carmine Vaccaro e Vincenzo Tortorelli. Secondo i due sindacalisti, «è indispensabile correre ai ripari nonostante il no comment della Fiat che intende rinviare qualsiasi decisione alla presentazione dei risultati del prossimo trimestre, in agenda per la fine di ottobre».
A fine ottobre, il Lingotto dovrebbe presentare il nuovo piano industriale sul futuro di stabilimenti e prodotti in Italia. Il progetto della nuova Punto previsto a Melfi dal 2013, aveva già  indicato l’ad di Fiat Sergio Marchionne lo scorso giugno, è tra quelli che la Fiat sta «riconsiderando». È un obiettivo vitale per la Sata di Melfi, sottolineano i vertici regionali di Uil e Uilm: l’arrivo della nuova Punto «è fondamentale a garantire la produzione dopo il 2013».
Infine, per il futuro di Termini Imerese, l’attenzione è puntata al 15 settembre, quando ci sarà  un nuovo round di incontri al ministero dello Sviluppo. Nell’ultimo incontro, a luglio, sul tavolo c’era l’ipotesi del colosso cinese Chery, che consentirebbe all’imprenditore molisano Massimo Di Risio, patron della Dr Motor, di rientrare in gioco. «Se i cinesi hanno le risorse – dice Roberto Mastrosimone, segretario della Fiom di Palermo – ben vengano. Il nostro auspicio è che abbiano modelli concorrenziali sul mercato europeo, per non doverci trovare tra qualche anno di nuovo nelle stesse condizioni». Anzi dai sindacati arriva una proposta: «Un vincolo per le aziende che ottengono risorse pubbliche e acquisiscono professionalità  già  formate a restare in loco per almeno 10-15 anni», spiega Mastrosimone. Dall’ultimo incontro al ministero, un primo risultato era comunque già  arrivato: la tutela per tutti i 640 esodati. Ora i lavoratori attendono le garanzie sugli ammortizzatori sociali e il secondo anno di cig anche per l’indotto.

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