Madrid e Milano, un giorno di fiducia

by Editore | 17 Agosto 2012 13:20

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BERLINO — I «duri» dell’euroscetticismo chiedono il «diritto di veto» per la Germania nella cabina di comando dell’Eurotower e attaccano Mario Draghi. La cancelliera lo difende: «È un impegno comune», dice, fare tutto il necessario per difendere l’eurozona. Ma da Angela Merkel viene anche una precisazione significativa: la Bce e la Germania «sono completamente sulla stessa linea» nel richiedere, in cambio degli aiuti, condizioni ai Paesi in difficoltà . Intanto, i mercati valutano probabile un anticipo dei fondi europei al settore bancario spagnolo e l’arrivo dal governo di Mariano Rajoy di una richiesta alla Bce sugli acquisti dei titoli di Stato. Lo spread tra i Btp italiani e i Bund tedeschi ha avuto così una chiusura stabile a 424 punti, contro i 422 dell’avvio, mentre è stato più deciso il calo di quello spagnolo (495 punti), sceso per la prima volta sotto la soglia dei 500. Bene la Borsa di Milano, che ha guadagnato l’1,87%, ancora meglio quella di Madrid (più 4,05%). 
La giornata era iniziata però con nuove tensioni, provocate dalle affermazioni del parlamentare cristiano-democratico Klaus-Peter Willsch e del portavoce per le Finanze della Fdp al Bundestag, Frank Schà¤ffler. I due, che fanno parte della nutrita pattuglia di dissidenti che ha votato no agli aiuti europei, si erano mossi in coppia anche alla fine di luglio, criticando le parole («Siamo pronti a tutto per salvare l’euro») pronunciate a Londra da Mario Draghi. Ma questa volta l’attacco è stato ancora più pesante e ha chiamato in causa sia il presidente, accusato di avere fatto della Bce «un finanziatore di Stati e una “bad bank”» sia i meccanismi decisionali nella Eurotower. Ma già  prima della cancelliera, che ha parlato ieri durante una visita in Canada, un esponente di punta del gruppo parlamentare Cdu, Michael Meister, aveva definito assurdo il dibattito aperto dai due deputati e aveva escluso la possibilità  di modificare lo «status» della Bce. In realtà , meno di dieci giorni dopo le bordate contro «Draghi l’italiano», lanciate dal segretario generale della Csu (l’ala bavarese del partito della Merkel), Alexander Dobrindt, e dal ministro delle Finanze della Baviera, Markus Sà¶der, le esternazioni dei due parlamentari eurodissidenti sono il segno di una situazione che non è sotto controllo e complicano il lavoro della Bce per preparare un intervento in grado di alleggerire la pressione su Spagna e Italia. «Vogliamo un adeguamento del peso del voto nelle decisioni della Bce, proporzionato alle responsabilità  che ciascun Paese si assume», ha detto Willsch al quotidiano finanziario Handelsblatt. «Che il voto di Cipro e Malta conti quanto quello tedesco è un grave errore», ha tuonato Schà¤ffler, secondo cui «le regole sono state violate fino a diventare irriconoscibili». Agli attacchi dei due esponenti della maggioranza che sostiene la cancelliera si sono aggiunte però anche le preoccupazioni, e le critiche, di un esponente dell’opposizione, il portavoce della Spd per la politica economica, Carsten Schneider, convinto che per gli aiuti ai Paesi in crisi la Germania dovrà  sborsare ben più dei 310 miliardi di euro di cui ha parlato il governo. «In totale — ha detto Schneider in un’intervista alla Berliner Zeitung — il rischio di garanzia tedesco è arrivato a mille miliardi, due terzi dei quali vanno messi sul conto della Bce, che prende le sue decisioni in maniera assolutamente non trasparente e non democratica». Da Berlino, nel frattempo, sono arrivate parole di totale chiusura sull’ipotesi di un rinvio degli impegni presi dalla Grecia. Lo ha detto a Ferragosto il portavoce della Merkel, Steffen Seibert («Per noi vale l’accordo in vigore con il governo di Atene») e lo ha ripetuto ieri il ministro dell’economia Philipp Rà¶sler, che ha escluso «sconti sulle riforme». Ma il vicecancelliere e leader liberale non si è risparmiato anche rigidi avvertimenti alla Bce. Insomma, c’ è sempre il rischio di ricominciare da capo. In questo scenario un po’ nervoso, che ha visto un esponente della Cdu, Josef Schlarmann, mettere sotto accusa i metodi della leadership merkeliana, spiccano le parole del presidente Joachim Gauck: da parte tedesca non esiste, nella crisi europea, nessuna «volontà  di dominio»

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