L’uragano Isaac minaccia la festa di Romney

by Editore | 27 Agosto 2012 12:43

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TAMPA (Florida)— La maledizione biblica di Isaac si abbatte sulla Florida a 150 chilometri all’ora cancellando il primo giorno della festa di Mitt Romney. Ma nella baia che raccoglie la convention degli anti-Obama cominciano a piovere anche gli unici invitati indesiderati: i ragazzi di Occupy Wall Street.
L’uragano è più che una minaccia. Il governatore Rick Scott, che qualche giorno fa continuava a garantire che lo show sarebbe continuato, ha issato in tutta fretta lo stato di emergenza. E perfino il presidente è intervenuto assicurando tutta la vigilanza sull’emergenza e auspicando in una telefonata al governatore che il Congresso dei rivali possa svolgersi nella massima sicurezza. Oggi “l’occhio” del ciclone illuminerà  il cielo della convention repubblicana: il passaggio è previsto appena qualche chilometro più a ovest. Tra domani e dopo dovrebbe toccare terra tra l’Alabama e il Mississippi: quanto basta per far scattare lo stato d’emergenza anche a New Orleans. Non è questione di invocare il peggio: ma mercoledì è proprio l’anniversario di Katrina: 1800 morti, 110 miliardi di danni.
Isaac si sta guadagnando i tragici galloni di categoria 2 — oltre 190 km all’ora — abbandonando i Caraibi dove ha portato morte e distruzione. I meteorologi spiegano che è l’aria calda che continua ad aleggiare sul Golfo ad accrescerne la forza devastatrice.
A Katrina bastarono 9 ore per trasformarsi sulla costa della Louisiana da categoria 3 a 5. Isaac per ora ha schiaffeggiato le Keys costringendo i turisti a mettersi in fila sull’unica strada verso la terraferma. Chiuso l’aeroporto di Key West. Chiusi tutti i locali della movida.
«Tutta l’intera costa nord del Golfo si prepari», avverte Jessica Schauer del National Hurricane Center di Miami dove già  ieri sono stati cancellati più di 550 voli. Gli uragani non portano bene a nessuno ma figuriamoci ai repubblicani. Già  4 anni fu sospesa la prima giornata dell’incoronazione di John McCain anche se la festa del Gop era lassù in Minnesota: come si poteva insignire l’uomo che doveva far dimenticare George W. Bush proprio mentre su New Orleans stava per abbattersi un’altra Katrina? Il Congresso che si apre oggi si riaggiorna subito a domani. La speranza è di poter almeno allungarsi fino a venerdì ma per il momento saltano i discorsi d’apertura: compreso il saluto di Jeb Bush, l’ultima speranza — e l’unico invitato — della dinastia. Piove sul congresso anche la
rabbia dell’ex governatore repubblicano di qui, Charlie Christ: «Io sto con Obama» dice schierandosi in questo che sarà  uno degli stati decisivi per la Casa Bianca. Gli unici incuranti dell’allarme sono i manifestanti. La polizia teme l’arrivo di almeno 15mila ragazzi di Occupy Wall Street. Ma la maledizione biblica di Isaac rischia di annaccquare anche la loro voglia di protesta.

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