L’organizzatore di suoni refrattario al culto

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Tutte e due ottime cose. Se poi riassumi con la parola piacere, suona splendidamente. Ma la parola piacere, guarda caso, è più ricca. Intanto gradisce di più la compagnia della parola pensiero rispetto alla parola spensieratezza, bella ma con un certo tasso di equivocità . Cage organizzatore di suoni. Questo il compendio che dice meglio. Lo firma lui. La formula stavolta è autorizzata da lui. Organizzare i suoni. Tutti, compresi quelli che i sistemi (i codici) della storia della musica non considerano. Ma organizzarli. Questo amabile compositore che sarebbe imbarazzatissimo di fronte alla sua monumentalizzazione per via del centenario – e infatti bisogna riconoscere che molti di coloro che lo ricordano in questo 2012 che si candida a diventare anno Cage, interpreti musicali o scriventi letterari, badano bene a evitare una tal sciagura – sceglie i suoni gettando i dadi, magari, poi li mette assieme secondo il suo più forte desiderio: le sequenze più propulsive, gli esiti dell’opera (momentanea, sì, una situazione, non un’opera) che più cambiano la vita. L’istante non è oggetto di culto per Cage. La situazione non è oggetto di culto per Cage. Refrattario al culto. Però estrarre dalla situazione creativa il succo di un pensiero che trasforma: ecco, può essere un’idea! Niente culto di niente nemmeno per gli umani inquieti dispersi irregolari pensanti che provano a scompigliare il quadro sociale. Pensanti si definiscono quei tarantini che al ricatto Ilva + governo + sindacati + sinistra ufficiale non ci stanno. E sono pure inquieti dispersi irregolari. Se uno cerca risonanze cageane fuori dal mondo della musica, le trova. Ma per favore non facciamolo, non così. Era un modo di procedere che usava al tempo dell’engagement. Con Cage, poi! Scapperebbe. Con passo lieve, peraltro. Leggero. Eppure. Rivoluzionario. Ah già , c’era un’altra parola che girava intorno, adesso è uscita fuori.


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