Legge elettorale, si tratta Intesa su cinque punti
ROMA — Il ghiaccio è rotto sulla legge elettorale. Riparte il dialogo tra Pdl, Pd e Udc mentre chi sta all’opposizione nutre forti dubbi tanto che Pancho Pardi (Idv) si domanda dove si nasconda «il trucco per ingannare i piccoli» e Roberto Calderoli (Lega Nord) dice che «siamo alle comiche».
Ma che cosa è successo? Ieri si è riunito il comitato ristretto istituito presso la commissione Affari costituzionali del Senato e ha esaminato, avviando di fatto una trattativa, due proposte: la prima, quella del senatore Gaetano Quagliariello sottoscritta dal relatore Lucio Malan (Pdl) e quella dell’altro relatore Enzo Bianco (Pd) definita dal suo autore «punti qualificanti per una bozza di legge elettorale» sostenuta (ufficiosamente) dal partito di Bersani, perché, come ammette lo stesso Bianco, «il Pd è attestato sul doppio turno alla francese». Il più soddisfatto è Gianpiero D’Alia (Udc) che registra «un salto politico» nella trattativa tra Pdl e Pd: «Entrambi hanno il vantaggio di essere andati oltre le posizioni originarie». Al momento cinque sono i punti su cui c’è sintonia: sistema proporzionale, 2/3 eletti dagli elettori, 1/3 con liste bloccate, 26 circoscrizioni, 5% soglia di sbarramento nazionale, premio di governabilità . Su tre c’è disaccordo: preferenze o collegi, premio al partito o alla coalizione, percentuale del premio di governabilità . Riassumendo, Quagliariello propone la ripartizione dei seggi su base proporzionale a livello di circoscrizione; un «bonus» del 10% al primo partito; i due terzi degli eletti devono essere scelti con le preferenze e un terzo con listini bloccati con una clausola che garantisce la parità uomo-donna; si prevede una soglia di sbarramento nazionale al 5% o in alternativa al 10% in almeno tre circoscrizioni. La bozza di Bianco che non è scritta articolo per articolo stabilisce che il 50% dei seggi è assegnato con collegi uninominali (è eletto il più votato) e il 35% nei listini bloccati circoscrizionali; 15% è il premio di maggioranza al primo partito o alla coalizione se il partito si apparenta con altre liste; uno sbarramento nazionale al 5% per le liste che si presentino apparentate o da sole mentre si recuperano le liste che, pur non avendo superato la soglia, abbiano conseguito almeno l’8% in cinque circoscrizioni regionali. Bianco ammette che ci sono divergenze, «tuttavia è possibile trovare una sintesi». Anche Quagliariello conferma che ci sono punti da definire, ma rivendica al Pdl il merito di avere sbloccato la situazione di stallo: «Il nostro disegno di legge non era ostacolo al dialogo ma una spinta a trovare un’intesa». E i tempi? Il comitato potrebbe riunirsi di nuovo la prossima settimana. E a sentire il presidente della commissione Affari costituzionali, Carlo Vizzini, ci sarà qualcosa di concreto entro la fine di agosto.
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Il passaggio del testimone
GRILLO/DI PIETRO
Hanno camminato lungo la stessa strada. Per molto tempo Antonio Di Pietro ha guardato Beppe Grillo dall’alto in basso, trattandolo con guardinga presunzione. Dei due capipopolo lui era il primo arrivato su piazza. Non lo ha mai sfidato. E Grillo ha trovato sempre il modo di ripagare la cortesia, salvando solo Di Pietro dal suo generale crucifige. Quando ancora l’ex comico faceva eccezioni, queste erano tutte per le feste dell’Idv, i candidati dell’Idv, i referendum dell’Idv. Poi, molto presto, Di Pietro ha dovuto trattarlo da pari a pari. «Lo sento tutti i giorni», confessò.
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