Le Tremiti alla guerra del petrolio: no alle trivelle

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BARI — Se l’acciaio unisce Palazzo Chigi e Regione Puglia a Taranto, il petrolio li divide alle Isole Tremiti. I ministeri dell’Ambiente e dei Beni culturali hanno il nulla osta richiesto dalla Petroceltic per cercare petrolio al largo dell’arcipelago pugliese. Un via libera che in Puglia e Molise ha scatenato un coro di proteste bipartisan. «Ci sentiamo traditi e offesi», attacca l’assessore all’ambiente della Regione Puglia, Lorenzo Nicastro. «Semplicemente irritante », gli fa eco il presidente del Consiglio regionale, Onofrio Introna. La Regione Puglia s’è messa subito a capo di questo nuova marea, orfana di Lucio Dalla, ma pronta a scendere in piazza nuovamente, come a Termoli nel giugno del 2011 quando fu il cantautore bolognese scomparso a marzo, ad essere il portavoce del «no alle trivelle». «Abbiamo tutta la volontà  di ricorrere contro i pareri dei ministeri dell’Ambiente e dei Beni culturali appena rilasciati all’interno del procedimento per l’autorizzazione alle prospezioni di Petroceltic nello specchio di mare delle Tremiti», ha assicurato l’assessore pugliese. L’irritazione nasce dal fatto che il parere è stato espresso il 7 agosto, nel pieno della bufera giudiziaria sull’Ilva che ha poi visto i ministri Corrado Clini e Corrado Passera, due dei tre dicasteri interessati al nulla osta per le trivellazioni, allo stesso tavolo nella prefettura di Taranto al quale erano seduti il governatore Nichi Vendola e lo stesso Nicastro. Erano i giorni caldi dello stop agli impianti del siderurigico, è vero, ma la decisione sulle Tremiti era stata già  presa da dieci giorni. E il governo — dicono in Regione — sa che dalla Puglia il no è «senza se e senza ma». Nicastro non nasconde la delusione: «Speravamo che questo atteggiamento di marginalizzazione, vista la collaborazione avviate sulla vicenda Taranto, fosse ormai consegnato al passato. Ma evidentemente non è così». E cresce la preoccupazione che il sì alla Petroceltic sia la prima di una lunga serie. «Adesso abbiamo l’amara certezza che anche le altre richieste di prospezione, verosimilmente, saranno autorizzate. In prospettiva si concretizza uno scenario allarmante per il nostro mare e per la vocazione turistica della nostra regione». Ricorso dunque: «Nessun attore sociale ed economico può giocare la sua partita da solo», avverte Nicastro. Alle Isole Tremiti, dove la stagione balneare non è ancora finita ma ha dovuto fare i conti con la crisi, se l’aspettavano ma non sono rassegnati: «Il grido d’allarme lanciato dagli enti locali che si erano espressi negativamente è rimasto totalmente inascoltato ed è questa l’ennesima prova della preoccupante disattenzione del potere centrale verso il territorio, spogliato di qualsiasi valore che non sia permeato di squallida mercificazione», protesta il sindaco Antonio Fentini. «Da oltre 20 anni il Comune di Isole Tremiti — afferma il sindaco — si batte per valorizzare l’area protetta marina, ma nulla ottiene dal ministero dell’Ambiente. Ma non ci arrendiamo». Anche a Termoli sono pronti a tutto. «Ci muoveremo in tutte le direzioni, soprattutto quelle legali, contro questa autorizzazione ministeriale: è strano che, a ciel sereno, arrivi questo nulla osta quando dalla manifestazione dello scorso anno di questa vicenda non si era più parlato», afferma il sindaco Antonio Di Brino. «L’estrazione del petrolio al largo delle Tremiti — afferma il presidente di Legambiente Puglia, Francesco Tarantini — è un progetto folle che ipoteca lo sviluppo futuro della nostra economia, fondata sull’uso sostenibile del mare, sul turismo e sulla pesca».


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