Le due volpi della Goldman Sachs e i polli della sinistra

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Eppure, temo, che il nostro tempo sia quello in cui mai nella storia dell’uomo si sia giunto ad un così pianificato livello di disinformazione. Manca una reale consapevolezza e soprattutto il senso della realtà : sembra che ognuno sia diventato il protagonista del The Truman Show ove una regia occulta programma ogni bisogno e ogni pensiero.
Esempi palesi di come ai più siano celati i veri scopi di coloro che siedono nella cabina di regia di questo show, è il ruolo svolto da Monti e Draghi. Entrambi, nonostante il potere che esercitano, non sono stati eletti da nessuno e da molti sono addirittura indicati come i salvatori, rispettivamente dell’Italia e dell’Europa. Albert Einstein sosteneva che «i grandi problemi che abbiamo di fronte non possono essere risolti con la stessa mentalità  che li ha generati». Ma oggi viviamo nell’assurdità  dei tecnici, che hanno progettato la casa che ci è crollata addosso, scelti per ricostruirla seguendo lo stesso errato progetto. Monti fino a poco prima di essere nominato primo ministro è stato international advisor della Goldman Sachs, la più potente banca d’affari degli Usa, in grado di condizionare i mercati e speculare sui titoli di stato. Una banca che ha come unico obiettivo il profitto senza alcun tipo di deontologia, la stessa che nel 2006 ha prodotto ben 3.1 miliardi di dollari dei famigerati Cdo, i cosiddetti titoli-salsiccia che sono stati all’origine della bolla dei mutui subprime. 
Anche l’altro super Mario, dal 2002 al 2005, proprio il periodo in cui negli Usa le banche d’affari sguazzavano nel fango delle speculazioni, è stato vicepresidente e membro del management Committee Worldwide della citata Goldman Sachs. Una banca, che tra l’altro, ideò gli Swap con i quali permise alla Grecia di mascherare il proprio debito e di aggirare i vincoli per entrare nell’Euro. Quindi oggi tra le acclamazioni di importanti giornalisti, anche di sinistra, abbiamo le volpi alla guardia del pollaio. E il loro comportamento di questi mesi è evidente: in Italia Monti e la sua ipocrita ministra piangente hanno tolto alle classi deboli per tutelare quelle privilegiate; in Europa Draghi, immettendo 1000 miliardi con un tasso dell’1% nel circuito creditizio non ha fatto altro che armare gli speculatori contro gli Stati. Il denaro le banche non l’hanno girato per sostenere il credito di famiglie e imprese, ma usato per ripianare i debiti del sistema bancario ombra. Come suggerito da più parti, sarebbe stato il caso di disarmare questi sciacalli (vietando alle banche di avere filiali nei paradisi fiscali, spingendo per la Tobin Tax e rendendo la Bce prestatrice di ultima istanza) e, attenendoci al nostro Paese, creare una banca centrale controllata dallo Stato che ricevendo in prestito i soldi dalla Bce li avrebbe girati ad un basso tasso d’interesse alle aziende. Invece i capitali vengono dati alle banche private che,quando non li usano per ripianare i loro debiti, comprano titoli pubblici che offrono tassi fino al 5, 6%. 
Del resto questi mediatori, a differenza dei tanti operai non se la passano male se si pensa che in piena crisi (dati 2009) la Goldman Sachs ha pagato ad ognuno dei suoi 28.000 dipendenti 595.000 dollari. Ma il punto è proprio che mentre gli operai (vedi Pomigliano) ci perdono dalla crisi in termini di meno diritti sindacali e più lavoro a parità  di reddito, i dipendenti di queste banche ci guadagnano, anzi si arricchiscono.  Con l’approvazione del Fiscal Compact, come giustamente afferma Paolo Ferrero su questo giornale, l’azione del governo Monti rappresenta un vero e proprio binario obbligato per i prossimi 20 anni. Per farci ingoiare l’ultimo boccone amaro del neoliberismo servivano i tecnici. A breve, quando il compito dei tecnici sarà  finito, occorrerà  scegliere se far tornare i burattini o eleggere chi vuole recidere questo legame.


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