by Editore | 7 Agosto 2012 11:26
ROMA — «Le ruote di Curiosity aprono la strada ai passi dell’uomo su Marte». Il direttore della Nasa, Charles Bolden, saluta così il successo di oggi: guardando alle sue implicazioni di domani. Il laboratorio da una tonnellata, con 6 ruote e 17 strumenti scientifici a bordo, da oggi percorrerà il suolo del Pianeta Rosso con due obiettivi principali: verificare le condizioni per un’eventuale permanenza dell’uomo e scandagliare la superficie del pianeta alla ricerca degli ingredienti fondamentali per la vita.
Temperatura, vento, radiazioni: tutto verrà registrato da Curiosity e trasmesso a Terra dalla sua antenna. Gli scienziati della Nasa potranno così valutare se la promessa lanciata dal presidente Obama nel 2010 («Porteremo l’uomo in orbita intorno a Marte a metà degli anni ‘30») potrà essere mantenuta. Ma quello che Curiosity si appresta a compiere, arrampicandosi dal cratere Gale lungo le pendici del monte Sharp, alto 5mila metri, percorrendo fino a 200 metri in un giorno, è più un viaggio nel tempo che non nello spazio.
Non sempre infatti Marte è stato il pianeta gelido e arido di oggi. Un tempo le sue rocce erano con tutta probabilità bagnate dall’acqua. E per capire se la sua presenza
fosse anche associata a quella di molecole fondamentali per la vita (soprattutto composti del carbonio) è nel cratere Gale che, secondo gli scienziati della Nasa, bisogna andare a esplorare. Questo bacino di 155 chilometri di diametro, al centro del quale sorge il monte Sharp, è stato infatti scavato da un gigantesco meteorite tra 3,5 e 4 miliardi di anni fa. Esattamente quando, sulla Terra, si sviluppavano i primi organismi viventi. «Lo abbiamo scelto — spiega John Grant, astrogeologo della Nasa e della Smithsonian Institution — perché è formato da strati sovrapposti. I sedimenti sul fondo contengono argilla. Salendo si incontrano solfati e più
in alto ancora la composizione delle rocce diventa simile a quella odierna. L’argilla potrebbe fornirci informazioni su un passato in cui Marte era ricco d’acqua, mentre i solfati sarebbero legati a un periodo di transizione in cui il pianeta si è progressivamente asciugato».
Il viaggio di Curiosity attraverso il cratere Gale e lungo la storia del pianeta non inizierà immediatamente. Se l’immagine del paracadute aperto e le prime foto scattate dal robot sul suolo marziano sono bastate a mandare in visibilio la sala di controllo Nasa, è ancora presto per essere certi che l’atterraggio sia avvenuto senza danni. Le prossime 3-4 settimane saranno spese nel controllo minuzioso degli apparecchi a bordo. All’inizio di settembre il robot muoverà i primi passi e solo nelle settimane successive inizierà ad analizzare la composizione chimica delle rocce. Microscopio, raggio laser, telecamera e un vero e proprio laboratorio racchiuso nella pancia permetteranno a Curiosity di capire di quale pasta è fatto il Pianeta Rosso. L’antenna con cui il robot resterà in contatto con la Terra invierà tutti i dati alla sala di controllo di Pasadena.
Il viaggio del più avanzato laboratorio scientifico mai spedito su un altro pianeta durerà ufficialmente un anno marziano, pari a due anni terrestri. Ma le batterie al plutonio sono in grado di produrre elettricità anche per 14 anni. Ed è questo il motivo per cui alla Nasa questa volta hanno deciso di far procedere la missione con calma. Tutti i robot arrivati su Marte in passato erano alimentati a energia solare. Bisognava bruciare le tappe prima che la sabbia oscurasse i pannelli e ne riducesse l’efficienza. Curiosity e il suo motore nucleare sono invece il segno di una mentalità nuova. Questa volta, su Marte, l’uomo è arrivato per restare a lungo.
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