La lotta alla modernità  un’ossessione islamista

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Grazie a Habib Bourguiba, la Tunisia aveva il codice di famiglia più moderno e favorevole alle donne di tutto il mondo arabo. Il 13 agosto 1956, data della promulgazione di questo codice, la Tunisia entrò nell’era moderna. Gli islamisti di tutto il mondo hanno un’ossessione: la donna, o più esattamente la sessualità  della donna. Tutto ruota intorno a lei, al suo modo di vestirsi, di muoversi, di esistere. In Afghanistan e in Pakistan le donne vengono coperte interamente, “fantasmi” neri che si aggirano per le città . In questi Paesi è stato imposto alle rappresentanti del sesso debole il velo integrale in nome di un Islam che non ha mai detto o scritto che la donna debba essere coperta in questo modo. In Tunisia il partito islamista vincitore delle elezioni, Ennahda, per essere coerente con la sua ideologia non può accettare le libertà  di cui gode la donna. È normale quindi che cerchi, se non di abrogare il vecchio codice, quanto meno di modificarlo a gusto proprio, e così rimpiazza la parola «uguaglianza», all’articolo 27, con la parola «complementarietà  ». È a seguito di questo primo attacco al testo del 1956 che migliaia di donne sono scese in piazza, il 13 agosto scorso, sventolando cartelli dov’era scritto: «Senza la donna la Tunisia non ha futuro»; sui muri è comparsa questa scritta: «La donna tunisina è libera». Quando la giovane atleta tunisina Habiba Gribi ha vinto una medaglia a Londra la stampa islamista, invece di rallegrarsene, l’ha criticata perché portava i pantaloncini! Che rapporto c’è fra una vittoria che dovrebbe fare piacere ai tunisini e questo commento idiota sull’abbigliamento dell’atleta? C’è da dire che alcuni Paesi hanno imposto alle loro sportive di portare il velo, e l’organizzazione dei Giochi ha accettato. Quello che succede in Tunisia è importante, perché Ennahda, in difficoltà  sul piano politico e sotto attacco per l’incompetenza dimostrata nel dirigere il Paese e l’incapacità  di restituire fiducia alla gente, si sente quasi in obbligo di intervenire sulla condizione della donna. L’islamismo che si sta insediando nella maggior parte dei Paesi arabi punta il primo luogo ad affermare un certo tipo di moralità , di cui la donna rappresenta il perno. Le prediche nelle moschee, gli articoli su certi giornali respingono violentemente qualsiasi concetto di libertà  e uguaglianza per la donna. È una vecchia storia, che è cominciata molto prima del 622, l’anno di nascita dell’islam in Arabia. All’epoca i beduini sotterravano vive le neonate: fu l’arrivo dell’islam a mettere al bando queste pratiche barbare. Oggi la modernità  tunisina viene rimessa in discussione e la cosa peggiore è che fra questi islamisti nemici della libertà  della donna si trovano anche donne velate convinte che essere musulmane voglia dire sottomettersi al dominio dell’uomo. La lotta è cominciata. Le tunisine si battono, manifestano, scrivano, filmano e sono decise a non lasciarsi sopraffare. Nel frattempo il governo non riesce a impedire che squadracce isteriche prendano di mira per la strada e nei parchi pubblici giovani coppie di innamorati, così come prendono mira le opere d’arte e i ristoranti e i caffè sospettati di servire alcol ai clienti. Lo Stato è assente. Vedremo alle prossime elezioni presidenziali e legislative quale volto avrà  la Tunisia del prossimo futuro. Per il momento la lotta tra la modernità  messa in moto dal compianto Bourguiba e la regressione rappresentata da Ennahda è in pieno svolgimento. (Traduzione di Fabio Galimberti)


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