La guerra dei pannelli solari sbarca nella Ue “Bruxelles indaghi i cinesi per dumping”

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MILANO â€” La guerra dei pannelli fotovoltaici passa l’Atlantico e sbarca in Europa. E dopo gli Stati Uniti, che nel maggio scorso hanno imposto dazi pesantissimi nei confronti delle ditte cinesi che controllano il mercato mondiale del solare, ora potrebbe essere la volta dell’Europa.
L’accusa è sempre la stessa: dumping. In sostanza, le aziende di Pechino avrebbero conquistato il primo posto nelle vendite nei paesi occidentali di pannelli solari, ricorrendo a una delle armi più antiche negli scontri commerciali: vendere i prodotti a prezzi stracciati per mettere fuori gioco la concorrenza. Una accusa che le aziende cinesi respingono con fermezza. E avvisano gli europei che eventuali sanzioni potrebbero mettere in difficoltà  un settore che nel Vecchio Continente impiega ormai trecentomila persone, di cui l’80% lavora in società  a valle e a monte della produzione.
A denunciare le presunte pratiche scorrette dei cinesi è stato uno dei colossi del settore, l’americana SolarWorld. Il gruppo statunitense avrebbe raccolto l’adesione di altre società  e presentato formale richiesta alle autorità  di Bruxelles perché aprano una indagine al fine di accertare le politiche di dumping. L’anno scorso, infatti, il valore di mercato di celle e moduli è crollato a livello globale di oltre il 60%, tanto che gruppi storici che hanno scritto la storia dell’industria delle rinnovabili – come Q-Cells, Solon e l’italiana MX – hanno dovuto far fronte a seri problemi di natura finanziaria.
C’è poi il precedente americano. Negli Usa, il dipartimento per il Commercio ha già  concluso la sua indagine al termine della quale, nel maggio scorso, ha introdotto dazi sulle importazioni. A diverso livello, a seconda del grado di collaborazione delle società  cinesi. I rincari si aggirano sul 30-33% per un gruppo di società  come Trina o Suntech che hanno fornito ampie informazioni sui loro prodotti. Ma sono del 249,96% per le aziende che si sono rifiutate di collaborare.
Per le società  cinesi, così come per molto ditte europee che con loro lavorano da anni, i prezzi si sono abbassati per motivi tecnici: «La nostra crescita – ha fatto sapere Suntech, leader mondiale del settore – è dovuta alla propria efficienza nel processo produttivo e agli investimenti a lungo termine nel settore ricerca&sviluppo, finalizzati alla creazione di pannelli fotovoltaici a elevata efficienza ». Come dire, siamo i più bravi e per questo motivo gli europei,
così come hanno fatto gli americani, ci vogliono mettere fuori gioco. Se arrivassero i dazi anche in Europa per le ditte cinesi potrebbe arrivare guai economici seri: il giro d’affari per le ditte di Pechino nella Ue è pari a 20 miliardi. E per Suntech, già  nel mirino per aver dato in garanzia per un investimento in Italia oltre 650 milioni in titoli di stato tedeschi fasulli potrebbe essere la mazzata finale.


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