Ilva, vertice con i ministri «Più fondi e aiuti europei»
TARANTO — L’ultima partita contro la chiusura dell’Ilva accusata di disastro ambientale il governo la giocherà stamane in una Taranto ad alta tensione, con cortei vietati e una grande macchia nera che si allarga nel mare come un oscuro presagio: l’ultimo sversamento accidentale avvenuto proprio ieri da una nave che, secondo le prime notizie, imbarcava residui dell’acciaieria.
Gli inviati del presidente del Consiglio Mario Monti, i ministri dell’Ambiente e dello Sviluppo, Corrado Clini e Corrado Passera, in tre incontri successivi con enti locali, azienda e sindacati, metteranno sul piatto un piano in tre punti che promette molto: fondi per il risanamento, aiuti europei per impianti meno inquinanti e impegno a riqualificare il porto per attrarre investimenti. Più l’arrivo entro il 30 settembre della nuova Aia, l’autorizzazione a tenere aperti gli impianti che richiederà all’Ilva regole più stringenti contro l’inquinamento che «terranno conto delle prescrizioni del gip», assicura Clini. La seconda Autorizzazione integrata ambientale in due anni, dopo quella concessa dall’ex ministro Stefania Prestigiacomo, impugnata dall’Ilva, sulla quale allungano ombre le intercettazioni dell’inchiesta che parlano di controlli addomesticati. Sospetti respinti dall’ex ministro e dal suo successore.
«Ho letto sui giornali di queste intercettazioni, ma non ho avuto alcuna comunicazione dalla magistratura di Taranto», assicura il ministro Clini che all’epoca era direttore generale del ministero dell’Ambiente. «Non mi sono mai occupato del rilascio dell’Aia. Ma so che è stata rilasciata il 4 agosto 2011 dal ministro Prestigiacomo ed è stata condivisa con il presidente della Regione Puglia e con il ministro dello Sviluppo di allora».
Ma più che alle carte dell’inchiesta, nelle quale valuta di costituirsi parte civile, il governo intende ora porre attenzione al futuro dell’azienda e della siderurgia italiana che si vede in pericolo dopo la decisione del gip di bloccare gli impianti a caldo ritenuti inquinanti: una decisione che non ha una data perentoria e sulla quale, dopo il ricorso dell’Ilva, dovrà pronunciarsi il tribunale del Riesame. Per questo oggi a Taranto i ministri faranno pesare quei 366 milioni di euro sbloccati nel decreto per il risanamento ambientale e l’impegno di sbloccare quelli europei per l’innovazione tecnologica pulita che avrebbero già convinto l’Ilva a rinunciare a ogni conflittualità amministrativa e adeguarsi finalmente a una produzione meno inquinante. Fissato anche l’incontro con il vescovo di Taranto.
Ma il convitato di pietra, la magistratura, potrà tornare indietro sui suoi passi, compiuti sulla base di «gravissime violazioni accertate» che hanno causato morti? Questa missione, unita alla minaccia ventilata di sollevare conflitto di attribuzione di fronte alla Corte costituzionale per «menomazione» dei poteri dell’esecutivo, e all’indagine disciplinare sul gip Patrizia Todisco valutata dagli ispettori del Guardasigilli, avrà l’effetto di «moral suasion» auspicato? È questa l’incognita che pesa sulla città . Anche ieri 1.200 lavoratori Ilva di Cisl e Uilm hanno bloccato le strade «non contro la magistratura ma per una soluzione che preservi l’occupazione e l’ambiente». Oggi sarà vietato anche l’uso di Apecar, divenuto il simbolo della rete di cittadini e associazioni a favore dei magistrati e che chiedono oggi di essere ricevuti dal governo.
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