by Editore | 22 Agosto 2012 12:34
TARANTO — Centoquarantasei milioni di euro non bastano per ammodernare gli impianti dell’Ilva. E per eliminare l’inquinamento che, come sostengono i giudici, uccide Taranto. Parola del ministro Corrado Clini. Mentre sul gigante dell’acciaio aleggia lo spettro della cassa integrazione. L’azienda potrebbe farvi ricorso se gli interventi di risanamento dovessero imporre lo stop o un abbattimento dei livelli produttivi. Dal siderurgico si limitano a precisare che al momento questa strada non è stata presa in considerazione. Ma la tensione resta: i sindacati dovrebbero incontrare i dirigenti entro il fine settimana e i lavoratori
temono cattive notizie. Tensione anche tra il ministero e l’azienda. Il volume di investimenti messi sul piatto da Ilva, avverte Clini, «sicuramente non copre » tutto quello che c’è da fare. «Il presidente di Ilva Ferrante — aggiunge — ha detto che vuole continuare a produrre e se vuole farlo gli investimenti sono necessari
per eliminare il rischio ambientale a Taranto». Lo stesso Clini ribadisce che entro fine settembre sarà chiusa la procedura di revisione dell’Autorizzazione integrata ambientale, concessa nell’agosto del 2011. I riflettori sono puntati sulle prescrizioni che saranno predisposte. Peraltro la concessione dell’Aia nel
2011 all’Ilva è ancora al centro di polemiche. In particolare per quanto riguarda il rapporto che il Noe spedì al ministero poco prima del rilascio. In quel dossier i carabinieri documentarono 186 fenomeni di slopping, ovvero i pericolosi sbuffi di polvere rossastra dalle acciaierie, in soli quaranta giorni.
L’ex ministro Stefania Prestigiacomo ha respinto le insinuazioni sostenendo che il rapporto non venne dimenticato. In realtà nella vecchia Aia vengono dedicate dieci righe al rapporto del Noe. Lo slopping viene derubricato a «irregolarità segnalate dal Noe» che non «rilevano ai fini del rilascio dell’autorizzazione integrata
ambientale». In quelle dieci righe, poi si aggiunge che «potranno essere disposti dal ministero gli opportuni accertamenti per verificare i profili di irregolarità segnalati dal Noe ed eventualmente sottoporre a riesame l’autorizzazione». Non è dato sapere se quelle verifiche ci siano state. Di certo il rapporto è citato anche dal Tribunale nelle motivazioni con le quali ha confermato il sequestro di alcuni reparti per le emissioni di veleni. I giudici hanno affidato ai custodi il compito di valutare gli interventi da effettuare per arginare l’emergenza sanitaria ed ambientale. Per questo ieri i custodi e il Noe hanno effettuato un nuovo sopralluogo nelle acciaierie. Sono stati acquisiti i dati della produzione nei reparti in cui la ghisa viene trasformata in acciaio. Domani i custodi illustreranno al pool inquirente i primi interventi sui quali tarare i livelli della produzione da consentire.
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