Ilva, blitz dei carabinieri fabbrica al setaccio nella notte “D’ora in poi niente sconti”
TARANTO — L’Ilva resta sorvegliata speciale. Se non fosse stato chiaro, ieri notte lo hanno ricordato a tutti i carabinieri del Noe e i custodi giudiziali dello stabilimento nominati dl gip, Patrizia Todisco, che hanno effettuato un blitz nello stabilimento siderurgico. «Un controllo programmato» hanno spiegato. Ma che sottolinea qual è la strada indicata dalla magistratura: lo stabilimento deve rispettare alla lettera tutte le direttive imposte dal giudice. Altrimenti chiude immediatamente. I carabinieri e i tre periti, coordinati dall’ingegner Barbara Valenzano, sono entrati a mezzanotte di venerdì e sono andati via dopo quattro ore. Hanno ispezionato le acciaierie 1 e 2, le più grandi di Europa, e hanno visitato il settore che si occupa della gestione dei rottami ferrosi. Sono stati ascoltati decine di operai, realizzati alcuni campionamenti, hanno annotato le procedure di produzione e seguito l’andamento, documentandolo anche con foto e video. Un iter che si ripeterà nei prossimi giorni quando blitz di questo genere si riproporranno. La finalità è quella di stilare un crono programma che l’ingegner Valenzano e i suoi colleghi dovranno depositare nei prossimi giorni al gip Todisco con le quali indicheranno modalità e tempi per adottare le misure di risanamento disposte nell’ordinanza di sequestro. Sulla carta, tutte le misure dovrebbero servire a rendere non produttiva la fabbrica ma, per dirla con le parole del procuratore di Taranto, Franco Sebastio, quando fu sequestrata l’azienda, è vero che «la finalità del provvedimento è intervenire sugli impianti, non è produrre e lavorare. Tenere la fabbrica in funzione, semmai, potrà essere una conseguenza indiretta». Per il momento quindi la fabbrica resta aperta. L’arrivo dei ministri e la decisione di recepire in Aia le direttive dei giudici ha rassicurato — come ha spiegato ieri a Repubblica il procuratore generale Giuseppe Vignola — la magistratura. «Ma è chiaro che qui comanda il codice, non certo la politica » dicono nei corridoi di palazzo di giustizia. Quindi l’Ilva dovrà rispettare tempi e modi imposti dall’ordinanza che prevede la bonifica e lo stop alla produzione. Per rendere ecocompatibili gli impianti, da un punto di vista tecnico pare non si possano stoppare gli impianti e per questo stanno continuando a lavorare. Al termine del processo, i forni dovrebbero essere quindi spenti. Ma a quel punto, se le indicazioni fossero state rispettate e l’ecocompatibilità accertata, l’Ilva rispetterebbe la legge e quindi potrebbe continuare a produrre. L’azienda, tramite il prefetto Bruno Ferrante, ha fatto sapere di voler condividere con i custodi il crono programma. Il vero problema riguarda però i fondi che serviranno per mettersi a norma. I 146 milioni messi sul tavolo dell’azienda sono a detta di tutti — dai sindacati come la Fiom alle associazioni ambientaliste — insufficienti. Ma, fanno notare dal ministero, qualora l’Ilva dovesse accettare di adeguarsi prima a norme europee (come accadrà per il benzoapirene) che ancora devono entrare a regime, potrà accedere a importanti finanziamenti comunitari. Inoltre, nel chiuso della riunione il ministro dell’ambiente, Clini, ha annunciato la volontà di voler rifare ex novo alcune zone delle cokerie. In ogni caso per capire la road map bisognerà aspettare domani con il deposito delle motivazioni del tribunale del Riesame. Dopodiché entro settembre arriverà il crono programma dei periti. Nel frattempo la città prova anche a disegnare il suo futuro. Il sindaco Ippazio Stefano ha ripreso la proposta del ministro Passera spiegando che più della metà degli abitanti del quartiere Tamburi (circa settemila persone) potrebbero essere incentivati a cambiare casa: a disposizione ci sono gli alloggi della Marina militare e altre proprietà del demanio.
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