Il (vero) piano d’azione Bce Un tetto anti-spread flessibile

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FRANCOFORTE — Peggiora la congiuntura europea, rallenta anche la crescita della Germania, e con le incertezze della situazione di Grecia e Spagna, spuntano sempre nuove ipotesi di intervento della Banca centrale europea, per combattere la crisi. Fra queste, una delle soluzioni in considerazione presso la Bce, potrebbe essere quella di fissare un tetto più flessibile ai differenziali fra i rendimenti dei titoli di stato, sotto forma di una banda di oscillazione, e di mantenerlo segreto, per rendere più facile la difesa contro gli speculatori del mercato. 
I comitati specializzati della Bce sono al lavoro da settimane sull’elaborazione di diverse proposte di intervento sui mercati secondari dei titoli di Stato, in preparazione della decisione attesa dal Consiglio direttivo per il 6 settembre. Ma la nuova versione filtrata ieri e per ora non smentita dalla Bce, rappresenta una variazione sostanziale, rispetto all’ipotesi di un tetto agli spread, lanciata dal settimanale Der Spiegel all’inizio della settimana. Subito acclamata dai mercati, ma smentita da Eurotower. Perché un target rigido e noto ai mercati obbligherebbe la Bce a svenarsi per mantenerlo, pena, perfino, la perdita della credibilità . 
Mentre un target flessibile e «segreto», secondo un’indiscrezione segnalata dal quotidiano Die Welt, sarebbe accolto con favore anche dai rappresentanti delle banche di emissione nazionali, perché lascerebbe alla Bce più spazi di manovra, in quanto non sarebbe obbligata a difendere ogni giorno e con ogni mezzo il tetto di interesse fissato. D’altra parte, era stato lo stesso presidente della Bce Mario Draghi a preannunciare un possibile intervento sui titoli di Stato di Italia e Spagna con un nuovo programma di acquisto illimitato sul mercato secondario, per frenare i costi di finanziamento dei due Paesi. 
La Bce ha comunque lanciato un messaggio molto chiaro: qualsiasi sia l’opzione prescelta il 6 settembre, non ha intenzione di tollerare differenze troppo elevate degli spread, che distorcono la trasmissione della politica monetaria su tutto il territorio dell’euro. E agirà  di conseguenza. Ma interverrà  solo sui titoli dei paesi che avranno chiesto aiuto al fondo salva Stati Efsf (o Esm). Un’asserzione accolta con favore, pare, soprattutto a Berlino, e che ha messo in difficoltà  la Bundesbank, unica scettica rimasta.
Lo scetticismo della Bundesbank prosegue anche nei confronti dei progetti di vigilanza paneuropea. Andreas Dombret, consigliere della Bundesbank, davanti ai banchieri esteri di Francoforte, ha spiegato che la Bce non dovrebbe avere l’ultima parola in materia di supervisione bancaria europea, per non esporre la sua indipendenza o scatenare conflitti di interesse. Tuttavia, a decidere, dovrebbe essere un Consiglio ad hoc dei 27 paesi europei, ma senza escludere del tutto la Bce. Dombret sembra meno inviso di altri predecessori a una vigilanza paneuropea; ma prende tempo, quando durante le crisi di tempo ce n’è pochissimo.


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