Il Quirinale: ricatti impossibili Solidarietà  dal premier Monti

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La «campagna di insinuazioni e sospetti» nei confronti del presidente della Repubblica ha raggiunto un nuovo apice con il clamoroso tentativo di alcuni periodici e quotidiani di spacciare come veritiere alcune presunte ricostruzioni delle conversazioni intercettate tra il capo dello Stato e il senatore Mancino. Alle tante manipolazioni si aggiungono, così, autentici falsi. Il presidente, che non ha nulla da nascondere ma valori di libertà  e regole di garanzia da far valere, ha chiesto alla Corte costituzionale di pronunciarsi in termini di principio sul tema di possibili intercettazioni dirette o indirette di suoi colloqui telefonici, e ne attende serenamente la pronuncia. Quel che sta avvenendo, del resto, conferma l’assoluta obbiettività  e correttezza della scelta compiuta dal presidente della Repubblica di ricorrere alla Corte costituzionale a tutela non della sua persona ma delle prerogative proprie dell’istituzione. Risibile perciò è la pretesa, da qualsiasi parte provenga, di poter «ricattare» il capo dello Stato. Resta ferma la determinazione del presidente Napolitano di tener fede ai suoi doveri costituzionali. A chiunque abbia a cuore la difesa del corretto svolgimento della vita democratica spetta respingere ogni torbida manovra destabilizzante. ROMA — «Nuovo apice della campagna di insinuazioni e sospetti. Risibile è la pretesa, da qualsiasi parte provenga, di poter “ricattare” il capo dello Stato». È il titolo della nota con la quale il Quirinale risponde alla pubblicazione da parte del settimanale Panorama di una «ricostruzione» delle telefonate intercettate tra il capo dello Stato e l’ex ministro Nicola Mancino. Articolo che suscita reazioni opposte, con quasi tutte le forze politiche che si schierano in difesa del presidente della Repubblica, molti distinguo nel Pdl e critiche da Italia dei valori e Lega. Con il Colle si schiera il presidente del Consiglio Mario Monti che, «nel corso di un colloquio telefonico, ha espresso la piena e profonda solidarietà  sua personale e dell’intero governo, di fronte alle inaccettabili insinuazioni comparse sulla stampa». Il settimanale della Mondadori, con il titolo «Ricatto al presidente – La verità  sulle intercettazioni che scottano», rivela le «indiscrezioni» sul contenuto delle telefonate di cui si parla da settimane. Secondo «Panorama», si tratterebbe di «giudizi privati e taglienti» su Antonio Di Pietro, Silvio Berlusconi e sui magistrati di Palermo. La nota del Quirinale stigmatizza il «clamoroso tentativo di alcuni periodici e quotidiani di spacciare come veritiere alcune presunte ricostruzioni delle conversazioni. Alle tante manipolazioni si aggiungono, così, autentici falsi». In un secondo passaggio si fa riferimento al conflitto di attribuzione: «Il presidente, che non ha nulla da nascondere ma valori di libertà  e regole di garanzia da far valere, ha chiesto alla Corte costituzionale di pronunciarsi in termini di principio sul tema di possibili intercettazioni dirette o indirette di suoi colloqui telefonici, e ne attende serenamente la pronuncia. Quel che sta avvenendo, del resto, conferma l’assoluta obbiettività  e correttezza della scelta compiuta di ricorrere alla Corte costituzionale a tutela non della sua persona ma delle prerogative proprie dell’istituzione». Infine, il passaggio finale, nel quale si definisce «risibile la pretesa, da qualsiasi parte provenga, di poter “ricattare” il capo dello Stato». E si conclude così: «A chiunque abbia a cuore la difesa del corretto svolgimento della vita democratica spetta respingere ogni torbida manovra destabilizzante». In giornata, arriva in visita al Quirinale Massimo D’Alema, seguito da Gianni Letta. Il premier parla di «attacco strumentale contro la personalità  che costituisce il riferimento essenziale e più autorevole. Ci si deve opporre ad ogni tentativo di destabilizzazione del Paese. Il Paese saprà  reagire a difesa dei valori costituzionali incarnati in modo esemplare dal Presidente». Con il Colle, anche il Pd e l’Udc. Pier Luigi Bersani parla di «torbide manovre che finiranno nel nulla». Pier Ferdinando Casini invia «solidarietà  e un abbraccio affettuoso». Altra solidarietà  arriva dal comunicato congiunto del presidente del Senato Renato Schifani e della Camera Gianfranco Fini, dal Csm e dall’Anm. Nicola Mancino, intervistato dal sito del Fatto Quotidiano, non conferma né smentisce: «Sono atti secretati e non si capisce chi ne ha violato la segretezza. Né assomigliano né dissomigliano alle cose che ci siamo detti». Per Angelino Alfano il Pdl «è sempre stato contro gli abusi nelle intercettazioni, quando a subirli era Berlusconi: la pensiamo così ora che a subirle è il presidente». Con il capo dello Stato si schierano Franco Frattini, Maurizio Lupi e Fabrizio Cicchitto. Secondo il quale, «in nessun modo il centrodestra può fare da sponda agli attacchi dei giustizialisti». Non la pensa così Daniela Santanché: «Sarebbe gravissimo se le indiscrezioni venissero confermate. Vorrebbe dire che la democrazia è stata sospesa, che il vero obiettivo di Napolitano era far dimettere Berlusconi». Antonio Di Pietro, invece, invita il presidente a rivelare lui stesso il contenuto delle telefonate: «È l’unico modo per evitare ricatti». Alessandro Trocino


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