Grilli richiama alla prudenza «Nel 2013 crescita zero»

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ROMA — Il momento peggiore forse è passato, ma sull’economia mondiale, europea, e dunque italiana, pendono ancora molti rischi. La congiuntura sta peggiorando un po’ ovunque, e così la crescita. Quest’anno in Italia il prodotto interno lordo dovrebbe scendere del 2,1%, ma la ripresa è lontana. «Per il 2013 si profila una crescita piatta» ha detto ieri il ministro dell’Economia, Vittorio Grilli, facendo il punto della situazione economica in apertura del Consiglio dei ministri, in una fase in cui gli spread non sembrano essersi ancora assestati su valori pienamente sostenibili per la finanza pubblica italiana. E se anche non lo ha detto esplicitamente, il messaggio del ministro è giunto chiaro a tutti i convenuti nella Sala Verde di Palazzo Chigi: il margine per la riduzione delle imposte non esiste.
La priorità  resta la tenuta dei conti pubblici con la conferma del pareggio di bilancio nel 2013. Con il peggioramento della congiuntura anche il rapporto «nominale» tra il deficit pubblico e il Pil di quest’anno sarà  rivisto al rialzo rispetto all’1,7% programmato dall’esecutivo a primavera, anche se in termini strutturali, quelli che vengono considerati dalla Ue, ha detto Grilli, i conti italiani del 2012 saranno perfettamente in linea con gli obiettivi concordati con Bruxelles. Il quadro economico si sta degradando negli Usa, anche la Germania comincia ad accusare qualche colpo, e perfino tra i Brics, i Paesi di nuova industrializzazione, che finora hanno risentito meno degli altri della crisi, stanno emergendo fattori di debolezza. 
In questo contesto «non si può che usare la massima prudenza» ha detto il ministro dell’Economia. Il che non vuol dire porta chiusa a ogni iniziativa per lo sviluppo. Qualche risorsa da mettere a servizio della crescita potrà  derivare dalla spending review, e altre potranno emergere dalla verifica sull’andamento delle entrate fiscali, comprese quelle che si recuperano all’evasione, che il governo è in procinto di avviare. Prima, però, ha fatto presente il ministro dell’Economia, ci sono altre esigenze a cui far fronte.
La prima è quella di scongiurare l’aumento dell’Iva, che scatterebbe dal luglio del 2013. Per evitarlo serviranno almeno 6 miliardi di euro «strutturali», fatti essenzialmente di tagli alla spesa pubblica. Le risorse dovranno derivare dal riordino e dalla cancellazione di alcune delle centinaia di agevolazioni fiscali previste dal nostro ordinamento, e che assorbono 260 miliardi di euro l’anno, che verrà  attuata a dicembre con la Legge di Stabilità  per il 2103. 
Poi c’è il piano straordinario per l’abbattimento del debito pubblico, che Grilli e Mario Monti considerano essenziale. Entro l’anno dovrebbero saltar fuori almeno dieci miliardi di euro dalla cessione di Sace, Fintecna e Simest dal Tesoro alla Cassa depositi e prestiti, che verranno fatti confluire nel fondo per l’ammortamento dei titoli di Stato, quindi per riacquistare e «cancellare» un pari ammontare di Bot e Btp. 
C’è poi una terza esigenza sulla quale, ieri, il ministro dell’Economia ha insistito con enfasi particolare. Da quando è in carica il governo Monti ha varato moltissimi provvedimenti, gran parte dei quali, tuttavia, deve ancora trovare una completa attuazione. In alcuni casi mancano i decreti ministeriali, in altri servono ancor più semplici provvedimenti amministrativi. Che occorrerà  varare, ha detto in sostanza Grilli, prima di mettere altra carne al fuoco. 
E ce ne sarà , perché anche se la situazione del bilancio è difficile, ha detto Grilli, la crescita dell’economia è indispensabile per far quadrare i conti pubblici. E, come lo fa sulla finanza pubblica, Bruxelles monitora e giudica gli stati membri anche sull’attuazione delle riforme «pro-crescita» concordate con Bruxelles nell’agenda per l’Europa 2020, nel semestre europeo, e nello stesso «fiscal compact».


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