Grecia, tagli per convincere Berlino
BERLINO — Vigilia di speranza per la Grecia. Si colgono segnali di possibile apertura della Germania a concessioni. Samaras e il suo ministro delle Finanze, Yannis Stournaras, che ieri hanno annunciato un aumento dei tagli a 13,5 miliardi rispetto agli 11,5 concordati, sperano di ottenere non sconti sulle somme del rientro, ma più tempo per consolidare il bilancio. La missione di oggi ad Atene del capo dell’Eurogruppo e premier lussemburghese Jean-Claude Juncker, a un giorno dal vertice Hollande-Merkel a Berlino e due dalla visita qui dopodomani del premier ellenico Antonis Samaras arrivano in un clima politico positivo per il futuro dell’eurozona. «Sono contrario a nuovi pacchetti di aiuti per Atene, ma favorevole a un versamento anticipato degli aiuti già concordati, a condizione che non spuntino poi nuove, spiacevoli sorprese» ha dichiarato il vice capogruppo parlamentare della Cdu-Csu al Bundestag, Michael Meister. «Il volume del pacchetto di aiuti — ha spiegato — non può essere aumentato, ma un’anticipazione di pagamenti è possibile». La condizione pregiudiziale resta a suo avviso l’assenso del Fondo monetario internazionale.
Tutto dipende, insiste Meister, anche dal rapporto della Trojka, cioè il gruppo misto di negoziatori dell’Unione europea, della Bce e del Fmi. La prossima missione della Trojka è attesa nella capitale greca il 5 o il 6 settembre, e dal suo rapporto dipenderà molto se non tutto. «Se il rapporto sarà negativo — ha ammonito l’esponente del partito di Angela Merkel — verranno meno le premesse per il versamento di altre rate e la Germania non si assocerà ai pagamenti». Ma intanto anche il vicecancelliere e ministro dell’Economia, il liberale Philipp Roesler, si mostra disposto a concedere più tempo alla Grecia. «Non si può far fallire tutto solo per pochi giorni, perché la posta in gioco è troppo alta, abbiamo un grande interesse a mantenere la moneta unica, tenendovi dentro anche la Grecia», ha aggiunto.
È l’obiettivo di Samaras e Stournaras: chiedono infatti un rinvio di due anni della scadenza per il risanamento dei conti pubblici, dal 2014 al 2016. Pagare e tagliare in quattro anni e non due farebbe ovviamente risparmiare, e sarebbe vitale per far uscire il paese dalla recessione, e facilitare quindi anche il successo del rigore. «Non chiediamo altri soldi. Noi manteniamo i nostri impegni. Tutto quello che chiediamo – spiega Samaras in un’intervista al quotidiano tedesco Bild- è un po’ più di respiro per rimettere in modo l’economia e far crescere le entrate pubbliche. Più tempo non significa automaticamente più danaro».
Anche l’opposizione socialdemocratica tedesca (Spd), che nei giorni scorsi aveva espresso posizioni duramente rigoriste verso Atene, ora parla con toni più concilianti. Secondo il vice capogruppo parlamentare Axel Schaefer, «adesso parliamo di forse tre miliardi da cui dipende la stabilità di una democrazia, ma in Germania nel 1930 le sorti dipesero dallo 0,5 per cento dei contributi per finanziare i sussidi di disoccupazione. Faccio il paragone del 1930», egli ha continuato, «perché vedo forti movimenti populisti in Grecia, Ungheria, Italia, Austria, e allora bisogna parlare chiaramente del problema e porsi la responsabilità ».
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