“Grecia, aiuti non prima di ottobre” Merkel e Juncker prendono tempo Borse e spread accusano il colpo
BERLINO — Ancora fiato sospeso per la Grecia, e i mercati soffrono. «Siamo totalmente contrari a un’uscita di Atene dall’euro, ma questa per i greci è l’ultima chance, tutto dipenderà da loro ulteriori sforzi e dal rapporto della Trojka», ha detto il capo dell’Eurogruppo e premier lussemburghese, Jean-Claude Juncker, dopo il suo vertice nella capitale ellenica col premier Antonis Samaras. «Attenderemo fino a ottobre», quindi in sostanza appunto fino al verdetto dei negoziatori Ue-Bce-Fmi, ha incalzato Angela Merkel dalla Moldavia. Samaras chiede più tempo e s’impegna solennemente a restituire alla Germania e agli altri creditori ogni soldo d’aiuto, ma i rinvii esasperano la tensione. Stasera il summit berlinese tra la cancelliera e il presidente francese, Franà§ois Hollande, non sarà seguito da conferenza
stampa. Poi domani verrà qui Samaras. La reazione dei mercati al rinvio d’un segnale decisivo sul futuro ellenico è stata netta. Le Borse hanno chiuso tutte in negativo: Milano a -1,1%, Londra a -1,42, Francoforte a -1,01, Parigi a -1,47, Madrid, sullo sfondo della crisi spagnola, addirittura a -2,7. Mentre l’euro si quota sul dollaro a 1,2466.
«Sono contrario a un addio ellenico alla moneta unica, ma ogni decisione su un allungamento dei tempi per il risanamento dipenderà da quanto dirà la missione della Trojka qui», ha insistito Juncker. La visita dei negoziatori è attesa ad Atene per il 5 e 6 settembre. Fino alla pubblicazione del rapporto della Trojka e al suo esame da parte di Bruxelles e Berlino, dunque, nessun segnale di confortante tregua o di disponibilità per la disperata richiesta greca di rinvio di due anni, dal 2014 al 2016, dei tempi del consolidamento. E poi il capo dell’Eurogruppo ha insistito, con parole che possono suonare indifferenti al dramma sociale ellenico: «La Grecia deve raddoppiare i suoi sforzi per rilanciare l’economia, fare del risanamento dei conti la priorità numero uno, deve fare sforzi in materia di bilancio, deve varare riforme strutturali supplementari, e lanciare privatizzazioni; la Grecia soffre di una specie di crisi di credibilità ». Fino a ottobre dunque Atene non potrà fare i conti con la certezza di ricevere una tranche di aiuti di oltre 31 miliardi di euro, senza la quale andrebbe in bancarotta. Accorata è stata la risposta di
Samaras: «Chiediamo solo una boccata d’ossigeno per prendere fiato e respirare, chiedere più tempo non significa necessariamente chiedere più soldi. Se finiremo in bancarotta sarà una catastrofe non solo per noi. Se dovessimo tornare alla dracma, sarebbe un disastro inimmaginabile, un crollo di un altro 70% del livello di vita, un’esplosione della disoccupazione, una crisi mortale della democrazia, contagiosa per tutti in Europa». Questo è lo sfondo del determinante, difficile summit Hollande-Merkel stasera a Berlino (confermato per il 29 l’incontro della cancelliera con Monti). Secondo fonti francesi, il vertice dovrà cercare di dare ai mercati un quadro preciso di intese e compromessi: concessioni alla Grecia, come la Francia chiede con più disponibilità , contro garanzie che la Germania esige. Tentare insomma di fornire almeno la difficile apparenza d’una linea comune.
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