Giù lo spread, volano le Borse ma l’Fmi critica la Bce e Madrid non esclude aiuti
MILANO — Contrordine, si risale. Gli investitori ripensano ai messaggi di Mario Draghi e tornano sulle azioni. Lo scoperto della vigilia e i volumi sottili amplificano il rimbalzo: finisce in gloria, con il Ftse Mib in crescita del 6,3%. Madrid pure sale del 6%, Francoforte +3,93%, Parigi +4,38%, Londra +2,21%. Anche i rischi sovrani – ridestati giovedì nel timore che il presidente della Bce non sapesse concretizzare le garanzie verbali offerte il 26 luglio sull’irreversibilità dell’euro – planano: il differenziale Btp-Bund decennale cala a 462 punti base dai 510 d’avvio. Tutto sulla parola: ieri credevano a Draghi, l’altro ieri no, la settimana prima sì. Così i massimi analisti finanziari si sono ridotti all’analisi del periodo. Purtroppo l’altalena di emozioni e umori durerà tutto agosto almeno, per la scarsità dei flussi di scambio e dei flussi di notizie politico-istituzionali nel mese (i ministri delle finanze dei 17 membri Ue si rivedranno il 3 settembre a Bruxelles, stesso giorno in cui Draghi andrà alla Commissione Ue).
I listini erano partiti in denaro ma cauti, anche per i buoni dati societari tipo Allianz e Siemens. Ma sembra che la rotta sia stata invertita alle 11, quando scadevano corpose
opzioni di acquisto sul paniere Eurostoxx, le blue chip europee. Dovendo decidere se esercitarle, molti investitori avrebbero riletto i fatti ultimi in chiave di fiducia, costringendo le loro controparti a comprare quei titoli per consegnarli. «Lì il mercato è ripartito – racconta un operatore – in pochi ritengono che Draghi si sia giocato la reputazione nel primo dei suoi otto anni di presidenza Bce». Solo questione di tempo, insomma, per vedere le “armi non convenzionali” della Bce fare da trincea rincari giudicati irragionevoli dei rischi periferici. Forse l’Eurotower si “riabiliterà ” con il Fondo Monetario,
che ieri l’ha pungolata: «Bene che intervenga con misure non convenzionali, ma anche un maggior stimolo monetario e altre misure potrebbero ridurre le tensioni politiche».
Il divieto di vendere allo scoperto
i titoli finanziari di Italia e Spagna ha amplificato il movimento: non c’era possibilità di andare contro il gregge compratore. Così a Piazza Affari Mediolanum ha guadagnato il 16%, Bper il 13,4%, Intesa Sanpaolo il 12,5%, Unicredit e
Ubi banca oltre l’8%. A tarda sera, 15 primarie banche italiane sono state “punite” da S&P, che ha tagliato i loro rating perché «la recessione è più profonda e lunga di quanto stimato, quindi la vulnerabilità delle banche italiane al rischio
di credito dell’economia sta aumentando». Il rating è stato confermato a Unicredit, Mediobanca, Intesa Sanpaolo, mentre sono state ribassate Mps, Bpm, Ubi, Bper.
A Madrid, il premier Mariano Rajoy ha fatto intendere che potrebbe chiedere l’aiuto che serve ad attivare il fondo “salva spread”: «Solo dopo aver saputo cosa significano le misure della Bce, e se sono adeguate, prenderemo la decisione », ha detto. Frattanto il governo ha ampliato il piano di austerity, per risparmiare 102 miliardi di euro in due anni: oltre ai 65 in tagli di spesa e aumenti di tasse del mese scorso, altri 37 miliardi da nuovi interventi fiscali (aumento dell’Iva) e altri tagli a Regioni, sanità e scuola.
Anche l’euro è rimbalzato, da
1,218 contro dollaro la mattina a 1,237 la sera, mentre negli Usa i listini compartecipavano il rimbalzo (quasi +2% il Dow Jones e il Nasdaq), anche incoraggiati dal mercato del lavoro, che a luglio ha creato 163mila nuovi posti, ma al contempo un aumento dall’8,2% all’8,3% dei disoccupati. «C’è ancora da fare, ma questi dati offrono più segnali che l’economia Usa continua la ripresa dalla peggiore crisi dalla Depressione», ha detto Alan Krueger, consigliere economico della Casa Bianca
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