Fiat, riparte Cassino si ferma Pomigliano
TORINO — Anche Pomigliano è nel ciclone della crisi. Lo stabilimento modello dove si realizza la Nuova Panda non sfugge alla logica della cassa integrazione, quella che a Mirafiori e in misura minore a Melfi e Cassino si sperimenta ormai da mesi. Il Lingotto ha comunicato ieri che nello stabilimento campano le linee si fermeranno per due ulteriori settimane, l’ultima di settembre e la prima di ottobre. Così gli addetti alla linea della Panda che rientreranno dalla cassa integrazione lunedì, lavoreranno tre settimane e poi si fermeranno per due. Cassa integrazione a singhiozzo a Cassino (dove l’attività è ripresa questa settimana) e Melfi mentre a Mirafiori continueranno ad essere più numerosi i giorni di cassa di quelli di lavoro. «Crisi di mercato», spiega la Fiat e i numeri delle vendite di luglio e agosto danno ragione al gruppo di Torino. Al punto che non sarà facile quest’anno raggiungere la soglia delle 400 mila auto prodotte negli stabilimenti italiani del gruppo. L’unico che continua a funzionare a pieno ritmo è quello della Sevel di Val di Sangro dove si producono i furgoni Ducato in joint venture con i francesi della Psa. In controtendenza è l’annuncio, dato ieri dal Fismic, delle prime 300 riassunzioni alle Officine di Grugliasco, vicino a Torino, dove si dovrà produrre un modello della Maserati riassorbendo così, a partire dal prossimo anno, i circa 1.000 lavoratori della ex Bertone. Il fatto che la crisi di mercato coinvolga anche un modello nuovo come la Panda è il segnale di quanto difficile sia la situazione per la casa torinese. Un quadro che sembrerebbe dare ragione a chi al Lingotto ritiene controproducente far uscire nuovi modelli quando la domanda è bassa. L’obiettivo produttivo dello stabilimento di Pomigliano era quello di sfornare 250 mila Panda all’anno ma è molto difficile che quest’anno si raggiunga la soglia delle 200 mila. Con evidenti conseguenze sull’occupazione. Oggi sono ancora in cassa integrazione 1.500 dipendenti della vecchia fabbrica e con questi dati di vendita il loro rientro si allontana nel tempo. Notizie che mettono in allarme i sindacati che chiedono una strategia per portare in Italia altre produzioni. La casa di Torino cerca di conquistare nuove fette di mercato variando l’offerta: al salone di Parigi di fine settembre verranno lanciate la Panda 4×4 e la versione a metano sulla quale la Fiat punta molto, soprattutto in un periodo di continui aumenti del prezzo della benzina. Quello italiano non è l’unico fronte su cui deve combattere Marchionne. La crisi crea problemi anche in Serbia dove il nuovo governo non ha i fondi per dare alla Fiat i 90 milioni di euro pattuiti per quest’anno. L’ad del Lingotto sarà a Belgrado la prossima settimana. Ieri il responsabile del business, Alfredo Altavilla, ha spianato il terreno concordando con il ministro delle finanze un primo pagamento di 50 milioni e rinviando al prossimo anno il versamento degli altri 40. Le difficoltà dei mercati si riflettono anche nei conti di Exor, la finanziaria degli Agnelli. Ieri il cda ha approvato i conti del semestre. L’utile consolidato si è dimezzato passando da 477 milioni a 214. La finanziaria prevede comunque di chiudere l’anno in positivo, anche grazie alla diversificazione del business tra Europa, America e Asia.
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