Emergenza alluvioni, appello di Pyongyang

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Ieri l’agenzia di stampa ufficiale Kcna ha aggiornato il bilancio, che si aggrava in modo impresisonante: 169 morti e oltre 400 dispersi, mentre 212mila persone sono rimaste senza tetto. Almeno 65mila ettari di terre coltivate sono state inondate, dice l’agenzia, e oltre 1.400 edifici tra scuole, centri di salute e fabbriche sono crollati o danneggiati. La prima risposta è arrivata ieri dal Programma alimentare mondiale, agenzia dell’Onu per le emergenze alimentari, che ha annunciato di aver mandato razioni di emergenza si tratta di razioni di mais, 400 grammi quotidiani per 14 giorni, ma non è chiaro per quante persone e quando arriveranno. Una missione dell’Onu che ha appena visitato le zone colpite ha constatato enormi danni alle coltivazioni di mais, soia e riso, precisa il Pam. I funzionari dell’Onu ieri a Ginevra dicevano anche che la Corea del Nord ha facilitato l’accesso, durante le recenti allivioni. Un’indicazione che il paese intende allentare il suo tradizionale isolamento agli occhi esterni: resta da vedere se sarà  un’apertura temporanea dettata dall’emergenza, o un segnale di un nuovo corso impresso dal nuovo leader kim Jong-un. In ogni caso, le alluvioni hanno devastato un settore agricolo già  estremamente fragile, che dalla metà  degli anni ’90 è sottoposto a cicliche ondate di siccità  e di alluvioni (anche per la deforestazione intensiva dei decenni passati), tanto che la Corea del nord non produce abbastanza derrate alimentari per sfamare la sua popolazione e dipende ampiamente da aiuti alimentari internazionali. Un recente rapporto dell’Onu ha stimato che 7,2 milioni di abitanti, su un totale di 24 milioni, siano «cronicamente poveri» e due tersi soffrono di cronica penuria di cibo.


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