Dopo le Pussy Riot rischia Kasparov

by Sergio Segio | 19 Agosto 2012 8:06

Loading

Ma in ogni caso la Chiesa ortodossa un risultato l’ha ottenuto: ha consolidato nel corpo dell’opinione pubblica l’idea dell’intoccabilità  dell’istituzione, e della “diabolicità ” di chi contesta. Non a caso proprio nel giorno della sentenza, venerdì, è passata quasi del tutto inosservata la notizia di un pope che ha ucciso due operai addetti alla manutenzione stradale alla periferia di Mosca, investendoli con la sua lussuosa Mercedes e fuggendo poi dalla scena dell’incidente – probabilmente ubriaco. Mentre ancora permane (non sparirà  tanto presto) l’eco dei clamori suscitati dal processo, Mosca si prepara intanto per un altro “caso” destinato a far rumore per la notorietà  del protagonista: Garry Kasparov, già  campionissimo di scacchi e da qualche anno portabandiera (e tra i principali finanziatori) dell’opposizione radical-democratica in qualità  di presidente del Congresso Civico Panrusso, che riunisce diversi gruppi e movimenti. Fermato venerdì dalla polizia, insieme a una cinquantina di persone, fuori dal tribunale distrettuale di Khamonichevsky dove era in corso la lettura della sentenza Pussy Riot, Kasparov avrebbe morso un agente a una mano: quanto basta, secondo la legge, per condannarlo a 5 anni di carcere per aggressione a un pubblico ufficiale. La faccenda rasenta la farsa: Kasparov nega di aver morso chicchessia, sostiene che a mordere il poliziotto è stato uno dei cani in dotazione agli agenti e preannuncia di voler denunciare la polizia moscovita per arresto illegale. Gli inquirenti replicano annunciando un’inchiesta e un confronto scientifico tra l’impronta dentaria dell’ex campione, quella dei cani e i segni sulla mano dell’agente ferito. Ci sarebbe di che ridere: ma, se si andrà  fino in fondo, Kasparov rischia di passare davvero parecchio tempo dietro le sbarre e un po’ tutto il movimento di opposizione, già  diviso e incerto, si troverà  in una situazione ancor più difficile. Uno alla volta, infatti, parecchi personaggi-simbolo del movimento si stanno trovando nei guai – o comunque scadono nell’opinione pubblica – per le cause più diverse: Navalny per le sue attività  non sempre chiare di consulente aziendale, Sobchak perché è troppo glamour , Udaltsov perché è troppo comunista, Kasyanov, Nemtsov e Ryzhkov perché sono troppo liberali (e troppo legati all’odiatissima era eltsiniana), Prokhoro v perché è troppo ricco e troppo amico del Cremlino; ancora, lo scrittore Akunin perché troppo snob e “perbene”, il gruppo artistico Vojna (e la sua diramazione punk-femminista Pussy Riot) perché troppo provocatori; e adesso, anche il portavoce che morde i poliziotti. In un simile quadro, passano purtroppo in secondo piano le opportunità  positive che si presentano, come le dimissioni finalmente imposte a Vladimir Strelchenko, da molti anni sindaco di Khimki, città -satellite di Mosca. Strelchenko era accusato di corruzione e di aver fatto perseguitare e attaccare fisicamente (con conseguenze gravissime) gli attivisti e i giornalisti che si battono contro la costruzione di un’autostrada nella foresta ai margini della città . Nelle elezioni che si terranno in autunno per sostituirlo, potrebbe avere buone chance la giovane Evgenija Chirikova, leader di quegli stessi attivisti: ma con un’opposizione così divisa è probabile che finisca per lasciar perdere.

Post Views: 177

Source URL: https://www.dirittiglobali.it/2012/08/dopo-le-pussy-riot-rischia-kasparov/