Combattere il liberalismo con le armi di Foucault

by Editore | 26 Agosto 2012 12:22

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Che rifà  la storia di un pensiero (soprattutto economico) attraverso i suoi protagonisti intellettuali. Serge Audier si muove con competenza in quel mondo pratico-ideologico che dall’inizio degli anni Trenta ha posto come scopo irrinunciabile la difesa dall’intromissione dello Stato. Decostruisce le differenti scuole: l’austriaca (von Mises e Hayek), Chicago (Milton Friedman e Gary Becker), l’ordo-liberalismo tedesco (Alexander Rà¼stow e Wilhelm Rà¶pke), e in Italia, aggiungiamo, il contributo di Bruno Leoni. Analizza la pluralità  delle posizioni teoriche, consapevole che non tutto quello che è accaduto – tra l’Europa e gli Stati Uniti – sia riconducibile a una sorta di pensiero unico. Una battaglia, non solo ideologica, si è combattuta in seno al liberalismo (con un posto di primo piano occupato da Keynes). 
Peccato che lo scavo archeologico (nel senso in cui Foucault intendeva l’archeologia, cioè come depurazione dei concetti) si arresti sostanzialmente agli anni Sessanta. E solo in parte sfiori le conseguenze innescate dalle scelte fondamentaliste avallate da Reagan e dalla Thatcher in primo luogo. L’attuale violenza che il capitalismo esercita non può essere contrastata dall’imperativo “più libertà  economica”. Ma neppure dalle vacue teorie legate alla decrescita. È la politica che deve (non in senso statuale) ridare legittimità  alla propria sovranità . Ecco un punto che John Rawls nelle lezioni sul Liberalismo politico (nella nuova edizione Einaudi) ha tentato di spiegarci cercando di andare oltre la sua teoria della giustizia.

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