Casa, oltre otto milioni non a norma

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ROMA â€” Vivere in una casa più sicura potrebbe non essere più un lusso. Grazie al bonus fiscale previsto dal Decreto Sviluppo per le ristrutturazioni edilizie che passa dal 36 al 50%. Ristrutturazioni che includono anche la messa a norma degli impianti elettrici domestici. Nonché la possibilità  di installare un impianto “domotico”, ossia tecnologico, allo stesso prezzo dell’impianto tradizionale. Così, per esempio, si possono integrare sistemi di allarme e antifurto con telecamere, citofoni, videocitofoni e centraline; installare apparecchi di rilevazione gas; l’interruttore differenziale (il “salvavita”); impianti di comunicazione e robotica per facilitare la mobilità  dei disabili in casa. L’agevolazione c’è anche per la cablatura degli edifici finalizzata al risparmio energetico.
In sostanza chi mette in sicurezza il proprio appartamento, avviando i lavori tra il 26 giugno 2012 e il 30 giugno 2013 (fa fede la data del bonifico) può vedersi rientrare nel portafogli, nel giro di dieci anni, la metà  dell’investimento fatto, sotto forma di detrazione
dalla dichiarazione dei redditi, per un massimo di 96mila euro, il doppio rispetto alla precedente normativa. Oltre alle spese di esecuzione dei lavori, si detraggono anche quelle per la progettazione e le altre prestazioni professionali connesse, quelle per l’acquisto dei materiali, il compenso per la relazione di conformità  dei lavori alle leggi e l’Iva. «La platea dei beneficiari si è ampliata e questo potrebbe avere un significativo effetto moltiplicatore – osserva Giovanni Maffeis, presidente dell’associazione Componenti e sistemi per impianti, aderente a Confindustria Anie -. Le minori entrate per lo Stato in termini di Irpef saranno compensate dall’incremento del gettito. Rispetto alle analoghe misure del passato il nuovo provvedimento contiene alcune semplificazioni procedurali, che potrebbero agevolare l’utilizzo anche da chi realizza spese di importo limitato ». L’operazione di messa a norma infatti non richiede l’apertura del cantiere né quindi tutte le varie autorizzazioni e grattacapi burocratici. Per usufruire del bonus, basta effettuare i pagamenti con bonifico bancario o postale “parlante”, dal quale cioè risultino causale del versamento, codice fiscale di chi paga, codice fiscale o partita Iva del beneficiario. È sufficiente l’autocertificazione, da conservare, di inizio lavori.
Uno strumento, il bonus fiscale “allargato” che potrebbe agire in due direzioni. La prima, rilanciare un settore, quello dell’edilizia e delle ristrutturazioni, su cui si è abbattuta la mannaia della crisi, con 500mila posti di lavoro persi (compreso l’indotto) e 40mila imprese chiuse dal 2009. «L’Ance (Associazione nazionale costruttori edili) stima un incremento degli investimenti in manutenzione straordinaria del 3% nel 2013, con conseguenze positive anche sulla domanda rivolta alle tecnologie impiantistiche – spiega ancora Maffeis – . Il governo prevede nuovi cantieri per quasi 2 miliardi di euro nei primi sei mesi del 2013».
La seconda direzione è valorizzare un patrimonio immobiliare costituito per il 38,9% da abitazioni costruite prima del 1991, con 8,2 milioni di impianti elettrici non a norma, di cui il 23% mai controllato. Il Censis ha calcolato che questa carenza di sicurezza ha provocato 240mila incidenti all’anno (660 al giorno) e 50 morti all’anno. Incidenti che hanno portato a 1,4 milioni di interventi, di cui oltre il 60% temporanei, palliativi, eseguiti per lo più da ditte non specializzate e spesso a nero. Con un costo stimato per Stato e cittadini di 204,5 milioni di euro, mentre il giro di affari della manutenzione degli impianti elettrici si aggirerebbe intorno ai 4,5 miliardi di euro, di cui oltre la metà  a nero. Il bonus fiscale potrebbe quindi aiutare anche l’emersione dei lavori fatti a nero. Il problema ora rimane trovare i soldi per farli, i lavori.


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