Carta firmata per avere l’ok dei Ligresti Nagel spiega il documento sequestrato

by Editore | 3 Agosto 2012 7:07

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MILANO â€” Sarà  anche la fotocopia di un foglio di carta manoscritto da Jonella Ligresti, come indica Alberto Nagel nel suo comunicato post interrogatorio, ma la sua firma in calce al documento aveva un significato ben preciso. Doveva servire a convincere la famiglia Ligresti a votare a favore, nell’assemblea Premafin che si sarebbe svolta di lì a poco, dell’ingresso di Unipol nella holding con un aumento di capitale riservato da 400 milioni. Questo collegamento con Unipol Nagel, secondo fonti investigative attendibili, lo avrebbe confermato al pm Luigi Orsi che lo interrogava. Legando tutto a un filo conduttore ben preciso che affonda le sue radici alla fine del 2011. Nella prima fase dell’operazione, infatti, successiva a un incontro in Mediobanca del 27 dicembre 2011 alla presenza dell’ad di Unipol Carlo Cimbri, la compagnia bolognese avrebbe dovuto lanciare un’Opa su Premafin e garantire così alla famiglia che avrebbe consegnato le azioni quei 45 milioni circa che sono l’oggetto del contendere. Ma il 27 gennaio è il presidente della Consob, Luigi Vegas, che in un’incontro con Nagel, Cimbri, gli avvocati e l’advisor dei Ligresti, Gerardo Braggiotti, pone il veto ad eventuali vantaggi al costruttore di Paternò nell’ambito del salvataggio di Fonsai. Un intervento molto criticato, quello di Vegas, poiché un’autorità  che dovrebbe essere arbitro della partita scende nell’arena e dà  consigli su come condurre l’operazione. Il commissario Michele Pezzinga giudicò pubblicamente quell’intervento inappropriato e forse anche illegittimo. Fatto sta che il giorno dopo, in una riunione in Mediobanca tra Nagel, Renato Pagliaro, Cimbri, Federico Ghizzoni,
ad di Unicredit, e i legali e l’advisor dei Ligresti, si prende atto del “veto” di Consob e tutti, come risulta dagli interrogatori e dalle deposizioni sulla vicenda, avrebbero concordato che si sarebbe dovuto trovare un modo per remunerare i Ligresti in cambio della loro uscita. Cosa che però non avviene, per una serie di motivi. Innanzitutto l’operazione viene cambiata, l’Opa su Premafin non c’è più, ma ai Ligresti viene lasciata la strada dell’esercizio del diritto di recesso, da far scattare al momento della fusione di Premafin in Fonsai e Unipol. Tuttavia è una strada più tortuosa
e diluita nel tempo. I Ligresti cominciano ad agitarsi e a puntare i piedi. Il 21 maggio è fissata l’assemblea Premafin che deve dare il via libera all’operazione ma serve l’ok del 51% del capitale. Se i Ligresti non votano salta tutto. Così il 17 Nagel firma la lettera di buonuscita, una sorta di formalizzazione del gentlement agreement del 28 gennaio, e che garantisce un comportamento “rettilineo” dei Ligresti. L’assemblea viene però rinviata al 12 giugno e nel mezzo interviene nuovamente la Consob: per avere l’esenzione Opa non bisogna dare ai Ligresti né manleva legale né diritto
di recesso. La famiglia a quel punto è in fibrillazione e per convincerla a dare disco verde il 12 giugno Mediobanca e Unicredit calano la carta della minaccia dell’escussione del pegno sulle azioni Fonsai. Di fronte al pericolo di un fallimento di Premafin i Ligresti votano a favore di Unipol ma da quel momento in avanti cominciano la loro battaglia contro Mediobanca e Unicredit. Fino alla denuncia in procura del manoscritto firmato da Nagel sul quale ora dovranno essere sentiti anche Ghizzoni, Cimbri, Pagliaro.

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