CARI EDITORI, ASCOLTATE ILIBRAI INDIPENDENTI

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Caro direttore, la lettera aperta ai librai di Sandro Ferri della casa editrice e/o (su Repubblica del 25 luglio) mi dà  l’occasione di esprimere il punto di vista dell’ALI (Associazione Librai Italiani Confcommercio-Imprese per l’Italia), che è l’Associazione che raggruppa il maggior numero di librerie indipendenti del nostro Paese.
Le librerie indipendenti attraversano un periodo di forti trasformazioni del mercato, caratterizzato da un’anomalia di fondo che non si manifesta nel resto del mondo: da noi la cosiddetta filiera vede in molti casi gli stessi soggetti – gli editori – nella veste di produttori, promotori, distributori e venditori finali dei propri prodotti. In poche parole chi detta le regole del gioco (il prezzo, le condizioni di vendita, i tempi di distribuzione e così via) è anche giocatore e arbitro del gioco. È del tutto evidente che in questo modo gli elementi basilari del libero mercato sono disattesi e chi non fa parte di questo blocco è in una condizione di forte debolezza. Ciononostante molte librerie indipendenti continuano ad aprire ogni giorno le proprie porte, animate in questo da una grande passione per il libro e la lettura, veri e propri presidii culturali territoriali, non di rado coinvolti in prima linea nell’ideazione e organizzazione di manifestazioni di alto valore e di risonanza nazionale.
Ma alle problematiche della filiera bloccata si aggiungono oggi quelle relative alla forte crisi dei consumi e alla trasformazione del mercato, con il grande sviluppo del commercio on line di libri “fisici” e il lento e inesorabile avanzare
del libro digitale. In questa situazione le librerie indipendenti sono sempre più in sofferenza e molte non ce la fanno a resistere e, quando non chiudono, scelgono la strada del franchising, altra caratteristica tutta italiana, anche questa proposta dai grandi gruppi editoriali/distributivi. Le difficoltà  delle librerie indipendenti si riconducono principalmente a problemi di natura finanziaria, causati oltre che dalla forte incidenza dei costi generali, anche dall’eccessiva produzione editoriale. In un mercato caratterizzato più dall’offerta che dalla domanda è fatale che questo avvenga.
La nostra proposta, quindi, che potrebbe apparire molto banale, è che gli editori – tutti, i grandi come i piccoli – si concentrino a produrre buoni libri, coerenti con il proprio progetto editoriale e il proprio posizionamento sul mercato, senza farsi prendere dalla foga di inseguire mode passeggere. Quegli editori che, come Sandro Ferri e molti altri, tengono la barra fissa su questi principi sono quelli che hanno da sempre maggiore visibilità  nelle nostre librerie: non sono necessari gli inviti a togliere i bestseller dai banchi a favore dei libri a più bassa rotazione. I librai indipendenti di qualità  sanno creare bestseller dai propri percorsi di lettura che si trasformano in consigli e passaparola, ma rispettano anche i gusti della propria clientela, i cui percorsi di lettura possono
essere guidati da svariati fattori e soprattutto nella maggior parte dei casi non riguardano la cosiddetta narrativa.
La nostra Associazione sta avviando una fase di forte rinnovamento che poggia su due pilastri: la formazione permanente e un rapporto nuovo e maturo con gli editori.
La formazione, che trova nella Sli (Scuola librai italiani di Orvieto) la sua massima espressione, senza dimenticare il grande contributo dato anche dalla Scuola Mauri, contribuirà  ad attrezzare i librai per le sfide del mercato e a creare la consapevolezza della ineludibilità  di un gioco di squadra per affrontare la concorrenza.
Quanto agli editori vorremmo proporre loro un rapporto nuovo, che rispetti in primis la nostra professionalità  e trovi conseguentemente un punto di incontro tra le nostre necessità  finanziarie e le legittime aspettative degli editori stessi. Già  in passato abbiamo formulato diverse proposte in questo senso, purtroppo inascoltate: oggi i tempi sono più che maturi per sedersi tutti attorno a un tavolo per ragionare con grande responsabilità  e dare seguito a queste nostre esigenze.
E, a proposito di responsabilità , tra breve bisognerà  anche riflettere sugli effetti che ha prodotto l’entrata in vigore della legge Levi del 27 luglio del 2011. Una disciplina sul prezzo dei libri è stata inseguita dalla nostra Associazione per almeno vent’anni e quella che ora abbiamo è il miglior compromesso possibile.
Ciò non toglie che essa possa essere applicata con maggiore adesione al suo spirito originario, che era quello di creare una parità  dei punti di partenza dei vari attori per consentire un più armonico sviluppo della lettura in Italia e garantire la permanenza sul mercato del maggior numero di librerie. Purtroppo l’entrata in vigore della legge ha coinciso con l’inizio di un periodo di grande recessione economica, e questo non facilita un’analisi obiettiva, ma è necessario che anche a questo riguardo si affronti la discussione con grande rispetto e senso di responsabilità : il non dialogo non gioverà  a nessuno, grande o piccolo che sia.
(L’autore è presidente dell’Ali, l’Associazione dei librai italiani)


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