by Editore | 24 Agosto 2012 7:39
MILANO — In tensione per le sorti della Grecia e spaventate per gli indicatori macro-economici provenienti dall’Europa e dagli Stati Uniti, le Borse hanno vissuto una giornata difficile. Dopo una partenza in positivo, hanno invertito la rotta in mattinata e appesantito le perdite quando sono arrivati i dati Usa sul mercato del lavoro. Alla fine Milano si è aggiudicata la maglia nera (-1,37%) seguita da Madrid (-0,79) Parigi (-0,84%) e Francoforte (-0,97%), mentre Londra si è tenuta praticamente in parità (+0,04%) e Wall Street ha sfiorato una perdita dell’1%. In peggioramento anche lo spread, la differenza di rendimento tra Btp e Bund, che ha terminato gli scambi in area 430 punti dopo aver toccato anche quota 434 (mentre è tornato sopra la soglia psicologica dei 500 punti il differenziale tra Bonos spagnoli e i titoli tedeschi).
Il clima di nervosismo si era già diffuso quando l’istituto Markit Economics ha reso noti i dati relativi all’attività manifatturiera nell’eurozona (il Pmi sulla produzione) per il settimo mese consecutivo in calo (anche se lievissimo): gli economisti ritengono che questi segnali sono compatibili con una contrazione dell’economia dello
0,5%-0,6% nel terzo trimestre. Secondo Chris Williamson, capo economista di Markit, l’indice di agosto «rafforza l’idea oramai comune che l’economia cadrà nuovamente in recessione nel terzo trimestre 2012». Inoltre, a sorpresa in agosto è scesa sotto quota 50 (lo spartiacque tra la crescita e la contrazione) anche l’indice Pmi sui servizi in Germania. Come se non bastasse, anche dall’America sono arrivati segnali non incoraggianti; gli States infatti hanno registrato 4mila nuove domande di sussidi di disoccupazione, mentre gli analisti avevano stimato un calo delle richieste. Il dato evidenzia un mercato del lavoro ancora in affanno, ma d’altro canto il presidente della Fed di St. Louis, James Bullard, ha gettato acqua sul fuoco delle aspettative di un “quantitative easing” (le misure eccezionali di politica monetaria per dare sostegno all’economia): ebbene, la probabilità che la Fed vari un piano del genere «non è così alta» come i mercati si aspettano, ha precisato. Un intervento che ha contribuito a deprimere il petrolio (96,27 dollari a New York, l’1,02% in meno del giorno prima) mentre l’euro chiude ai massimi da sette settimane sul dollaro, a quota 1,25.
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