by Editore | 23 Agosto 2012 7:24
MILANO — Domani ci sarà un nuovo incontro tecnico tra i sindacati e il Montepaschi (probabilmente altri ne seguiranno a ruota) la prossima settimana partirà il confronto con Bpm e Ubi; da settembre si comincia con Unicredit e Intesa (in entrambe le grandi banche, peraltro, a luglio ci sono già stati scioperi) per trattare su esuberi, riorganizzazioni, chiusure di sportelli. Il termometro della febbre, negli istituti di credito, segna temperature alte e soprattutto crescenti. «Alla ripresa autunnale mi aspetto che le banche cerchino di trovare il modo per espellere almeno 20.000 lavoratori: a questo progetto folle ci opporremo con ogni nostra forza», spiega Lando Sileoni, segretario generale della Fabi. Già ora, tra stime semi-ufficiali e piani industriali, si prevedono circa 19.000 esuberi e 2.720 sportelli da chiudere entro il 2015, in
un settore che attualmente conta 330 mila dipendenti (dopo aver perso dal 2001 ad oggi 35 mila lavoratori con i prepensionamenti volontari e incentivati, un presupposto che ora qualche banca sta cercando di mettere in discussione). Ci sono anche casi-limite: ad esempio a Cariparma (Credit Agricole) il piano industriale prevedeva 360 pre-pensionamenti e le domande arrivate sono state 700; ora si sta trattando per accoglierne il maggior numero possibile. Sul versante opposto Bnl (Bnp Paribas) per il momento ha procrastinato l’uscita dei 370 esuberi, già decisi nel 2011, per verificare alla luce dei decreti governativi qual è la sorte di chi va in pensione anzitempo. Il problema sta complicando ulteriormente la trattativa anche a Intesa, dove le vecchie previsioni di esuberi, 4.500 persone, sono state bloccate per l’entrata in vigore della riforma Fornero (e le trattative che partiranno in settembre riguarderanno appunto le nuove forme di risparmio sul costo del lavoro). C’è poi chi oltre a chiudere sportelli ne vuole aprire di nuovi (ad esempio Bper ne taglierà 50 ma ne aprirà 25 in altre aree) ma la tendenza è in genere opposta (Ubi oltre alle chiusure o vendite – prevede la riconversione in mini-sportelli di altre 78 agenzie).
«Abbiamo firmato da pochi mesi un contratto di lavoro collettivo
difficile, ora ci aspettiamo che venga rispettato e applicato integralmente, nelle trattative in corso; non servono altri accordi nazionali», aggiunge Agostino Megale, segretario generale della Fisac-Cgil. Semmai, i sindacati aspettano di veder pubblicato il decreto attuativo sugli ammortizzatori sociali nel settore del credito (che dovrebbe essere stato firmato dal ministro dell’Economia Vittorio Grilli nei primissimi giorni di agosto), con il nuovo Fondo e i contratti di solidarietà .
Il primo e forse più aspro banco di prova è su Mps. Dove i sindacati sono fortemente contrari all’esternazionalizzazione di 2.360 lavoratori (e in parte alla chiusura degli sportelli: «Certi banchieri sono come i piromani, bruciano il territorio di appartenenza, chiudendo gli sportelli, e restano impuniti», dice Sileoni, riferendosi non solo a Mps). Nel corso degli ultimissimi incontri ci sono state aperture, da domani si ricomincia a discutere.
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