Attacco contro gli italiani un razzo colpisce Tobruk tre militari feriti nella base
ROMA — Il razzo da 107 millimetri era partito da molto lontano, tre o quattro chilometri, ma questa volta il Taliban che lo ha lanciato è stato preciso: ieri mattina alle 10 un ordigno è piombato all’interno del recinto della base “Tobruk” dell’Esercito italiano, a Bala Boluk in Afghanistan. Solo un colpo di fortuna ha voluto che la testata esplosiva non deflagrasse dopo il lungo volo: quando il razzo è atterrato ha sollevato un cumulo di terra, scagliando in ogni direzione pietre e sassi che hanno colpito tre soldati italiani. Due in maniera assolutamente leggera; un terzo, colpito al petto da un grosso sasso, invece è stato trasportato nell’ospedale militare di Farah, «solo perché lì ci sono strumenti diagnostici migliori», dice un portavoce del contingente italiano. I medici volevano essere sicuri che il soldato non avesse subito nessuna frattura alle ossa del torace. Nell’Afghanistan della guerra eterna si vive e si muore così, per caso. È quindi solo per caso che i tre soldati del 19esimo Reggimento Guide cavalleggeri di Salerno ieri siano riusciti a raccontare al telefono ai loro parenti il brutto incidente, o meglio lo scontro di guerra a cui sono sopravvissuti. «L’impatto dell’ordigno sul terreno ha causato la proiezione di terriccio e pietre, quelle pietre che hanno colpito i tre militari», dice all’agenzia Ansa il tenente colonnello Francesco Tirino, portavoce del contingente: «Il razzo non è esploso, abbiamo già chiamato gli artificieri per rimuoverlo e farlo esplodere in condizioni di sicurezza, lontano dalla base». Le “guide” di Salerno da giorni sono vittime del fuoco incessante e fastidioso dei Taliban: sabato scorso, ricorda sempre l’Ansa, una pattuglia era stata attaccata a colpi di kalashnikov, mentre era ferma in strada per disinnescare un ordigno piazzato sotto la carreggiata. I soldati italiani avevano risposto e i Taliban si erano allontanati velocemente. Invece l’8 agosto un veicolo blindato Lince era saltato su una mina, ma aveva retto all’urto e i quattro militari a bordo erano rimasti illesi.
Gli attacchi sono stati messi a segno nella provincia di Farah, in quella Regione occidentale che è sotto il comando italiano: è una delle zone più calde in questa fase, soprattutto perché questo è un periodo cruciale per la raccolta dell’oppio dai papaveri, un’attività che in questa fase i militari italiani insieme al resto del contingente Nato inevitabilmente disturbano con la sola presenza nella regione. La situazione operativa in questa zona del paese, conferma il colonnello Tirino, «è molto difficile: la zona è tra le più problematiche anche per la coltivazione del papavero da oppio che richiede un più costante impegno e monitoraggio del-l’Isaf ». Gli insorti «ricavano dal contrabbando di oppio i fondi per sostenersi e armarsi, e parliamo sia di insorti “ideologici” sia di insorti “criminali comuni”».
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