Asta dei Btp ok, rendimenti giù ma la Spagna spaventa le Borse

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MILANO — Anche l’ultima tornata di aste di titoli di Stato si è conclusa positivamente. Dopo i Ctz, i Bot a sei mesi e i Btp indicizzati all’inflazione europea, con l’asta di ieri sui Btp a cinque e a dieci anni si è conclusa la settimana di emissioni di obbligazioni pubbliche (per circa 20 miliardi). E anche ieri è stato un successo: i rendimenti sui Btp più corti sono scesi sotto il 5% al 4,73%, con una riduzione di 56 punti rispetto all’asta precedente di luglio mentre i Buoni a 10 anni hanno registrato un rendimento del 5,82%, in calo di 14 punti base rispetto all’asta precedente. In entrambi i casi la domanda del mercato è stata buona e il Tesoro ha assegnato il massimo dell’ammontare offerto (6,5 miliardi). Rendimenti giù infine anche per i Ccteu a 5 anni (assegnati per 792,9 milioni). Ma la festa per l’andamento delle aste è stata rovinata dalla Spagna: le maggiori richieste di aiuti di Valencia (nonché l’allarme per un probabile comportamento analogo da parte di altre regioni autonome) hanno buttato giù le Borse e gettato ombre di nervosismo anche sullo spread Btp/Bund, che ieri è tornato a toccare i 447 punti base in chiusura contro i 439 della vigilia. Ci ha pensato Moody’s a completare l’opera: per quanto riguarda l’Italia l’agenzia di rating ha peggiorato le sue previsioni ed ora stima che il Pil registrerà  quest’anno una contrazione compresa tra il 2,5% e l’1,5% mentre per il 2013 si terrà  tra il meno 1% e lo zero. Nell’outlook di aprile le stime erano di un Pil 2012 in flessione tra il 2% e l’1% e di un calo compreso tra un -0,5% e un +0,5% nel 2013. Non basta, Moody’s ha aggiunto che «la crisi nell’eurozona continua ad essere la più grande minaccia per la ripresa economica mondiale ». Non sorprende che le Borse abbiano reagito male: Francoforte ha perso l’1,64%, Parigi l’1,02%, Milano l’1,09%, Londra (la migliore) lo 0,42% mentre Madrid è arretrata dell’1,52%. Debole per tutta la giornata anche Wall Street (-0,79% nel pomeriggio) con gli investitori cauti in attesa delle indicazioni che arriveranno dal simposio annuale della Federal reserve a Jackson Hole e disorientati dal dato sulle richieste di nuovi sussidi di disoccupazione (invariato mentre gli operatori avevano stimato una diminuzione); stessa delusione del resto registrata nel Vecchio continente per il dato sul mondo del lavoro in Germania. Dal canto suo la cancelliera tedesca Angela Merkel, in visita per la seconda volta nel 2012 in Cina, ha confermato l’intento della vigilia e nel suo incontro con il premier Wen Jiabao ha sottolineato «l’assoluta volontà  e l’impegno» di stabilizzare la moneta unica, cercando di fugare i dubbi sugli investimenti nei bond dell’eurozona. «Ho spiegato al premier Wen – ha detto Merkel – che attualmente in Europa sono in corso molti processi di riforma e che c’è l’assoluta volontà  politica di mantenere l’euro tra le principali valute». Merkel, con il suo viaggio a Pechino ha tentato di rassicurare il premier cinese, preoccupato per la crisi dell’euro e ne ha ottenuto la promessa che la Cina continuerà  a investire nei bond europei.


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