Assad incoraggia le sue truppe: ma non si fa vedere da due settimane

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Due eventi hanno segnato la cronaca di una nuova giornata di combattimenti, in Siria. Uno è un messaggio scritto del presidente bachar al Assad, che ha reso omaggio all’esercito nella sua battaglia contro quelle che ha definito «bande di terroristi armati». Per segnare la giornata delle forze armate, Assad ha aggiunto che «il destino del nostro popolo e della nostra nazione, passato presente e futuro, dipende da questa battaglia». un messaggio per risollevare il morale del suo esercito. E’ da tempo che Assad non fa sentire la sua voce: da oltre due settimane il presidente siriano non si fa vedere in pubblico; in effetti anche il messaggio di ieri era un testo scritto.
La battaglia a cui fa cenno il presidente siriano continua a essere concentrata ora su Aleppo, la seconda città , nel nord del paese; ieri le forze governative hanno continuato a usare artiglieria da terra e dagli elicotteri da guerra contro le postazioni tenute dai ribelli. Questi ultimi, l’Esercito siriano libero, sostengono di aver ripreso il controllo di alcuni quartieri chiave – ma non c’è conferma indipendente di questa affermazione. A Damasco una fonte delle forze di sicurezza governative ha detto all’agenzia di stampa francese Afp che «sia l’esercito, sia i gruppi terroristi hanno mandato rinforzi per la battaglia decisiva, che durerà  alcune settimane». La missione delle Nazioni unite, per bocca della sua portavoce susan Ghosheh, riferisce che i ribelli hanno ormai armi pesanti tra cui carrarmati; conferma che nella battaglia sono usate artiglieria pesante ed elicotteri.
Sembra che combattimenti siano scoppiati ieri tra ribelli e forze governative anche vicino due quartieri cristiani di Damasco, e questo sarebbe la prima volta da quando la crisi è cominciata 17 mesi fa.
L’altro «evento» della giornata, macabro, è il filmato fatto circolare sull’internet, in cui miliziani ribelli fucilano delle persone fedeli al regime. Nel filmato si vedono quattro uomini messi contro un muro, mezzi nudi e con segni di percosse, in un cortile affollato; poi lunga sventagliata di proiettili di fucili mitragliatori kalashnikov mentre i presenti urlano «Allahu akbar», dio è grande, e quando il fumo si dirata si vede una pila di cadaveri. Messo su YouTube, il video ha suscitato condanne e proteste da parte di gruppi per i diritti umani come Human Rights Watch, che lo definisce potenzialmente «un crimine di guerra».
Anche il Syrian Observatory for Human Rights, organismo che ha sede a Londra e rappresenta una parte dell’opposizione siriana, ha dovuto prendere le distanze e condannare. Un giornalista del servizio arabo della Bbc spiega che gli uccisi appartengono a un certo clan di shabiha (miliziani di regime), e che l’esecuzione è stata una vendetta.


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