by Editore | 23 Agosto 2012 8:15
Sono un agricoltore e il pilota di un aeroplanino adibito appunto a spruzzare pesticidi: sono stati condannati a tre anni con la condizionale per aver violato la norma che vieta l’uso di erbicidi e insetticidi agricoli in vicinanza delle abitazioni, mettendo a repentaglio la salute pubblica. La sentenza mette un punto fermo, almeno per ora, a un caso che ha attratto notevole attenzione pubblica – anche se non chiuderà tutte le polemiche.
Il processo nasce infatti dalle denunce degli abitanti e soprattutto dalla ostinata campagna delle «Madri di Ituzaingo Anexo». Il gruppo era nato nel 2001 quando Sofia Gatica, abitante del quartiere, ha visto la figlia neonata morire di una malattia rara. In breve ha scoperto che molte altre persone nella comunità soffrivano di malattie rare. Una delle sue compagne di battaglia, Susana Marquez, ha avuto 17 aborti spontanei e l’unica figlia in vita, 7 anni, ha una grave malformazione al cuore. Testarde, le donne hanno continuato a indagare e chiedere ricerche mediche, e via via hanno capito che le malattie rare, le malformazioni, i neonati morti, erano la conseguenza dell’esposizione ai pesticidi spruzzati nei vicini campi di soia: irrorate dall’alto, le sostanze chimiche volano sulle case, si posano sull’acqua e il cibo, entrano nelle narici delle persone. Si pensi: uno studio condotto su 140 bambini del quartiere, scelti a caso, da cui risulta che l’80% di loro ha nel sangue tracce di due pesticidi – sostanze che normalmente non si trovano nel sangue umano.
Ci sono state proteste, appelli, polemiche. Nel 2008 la signora Gatica e le sue compagne hanno consegnato alla municipalità un dossier impressionante, e sulla base di quella documentazione le autorità hanno avviato un’azione legale contro alcuni agricoltori – i quali hanno continuato a fare ampio uso dei prodotti chimici, con mezzi aerei, nonostante le norme che vietano l’uso di spruzzare nelle vicinanze di zone residenziali. Sofia Gatica è stata una delle testimoni dell’accusa, durante il processo. Gatica è una delle attiviste insignite quest’anno del Goldman Environment Prize, detto «Nobel alternativo», forse il più alto ricnoscimento per l’attivismo di base in materia ambientale e dei diritti delle popolazioni.
«Questo è il primo processo celebrato in America Latina che ha acceso i riflettori sull’uso di agro-chimici», faceva notare il pubblico ministero Carlos Matheu quanche tempo fa, a processo ancora in corso: «Stiamo cercando di provare che questa comunità è stata vittima di un massiccio inquinamento illegale», diceva. In effetti c’è riuscito: la sentenza infatti si basa proprio sul fatto che una legge vigente (quella che vieta l’uso di prodotti agro chimici tossici in vicinanza di abitazioni) è stata violata.
E’ da aspettarsi però che la sentenza sarà impugnata, e ha messo in subbuglio le imnprese agricole – si consideri che l’Argentina è il terzo esportatore mondiale di soia, la cui coltivazione (intensiva e su larga scala) ha un pesante uso di erbicidi e antiparassitari chimici. La Camera di rappresentanza delle aziende che commercializzano agro-chimici, Casafe, protesta: dice che gli erbicidi e pesticidi usati in Argentina sono in linea con le regolamentazioni internazionali, e nella scala di tossicità sono considerati al gradino più basso – cita ad esempio il glifosato, erbicida in effetti comune, che però è una sostanza notoriamente cancerogena e mutagena. Il pubblico ministero Matheu ha annunciato che chiederà al governo di rivedere la classificazione di tossicità dei prodotti chimici in questione. Una cosa è certa: la questione dei pesticidi resta aperta.
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