Anche Hollande non fa sconti ai greci

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PARIGI — Franà§ois Hollande non intercederà  presso Angela Merkel in favore della Grecia. Perlomeno non apertamente. Con un sorriso tirato, il primo ministro greco, Antonis Samaras, ha lasciato ieri il palazzo dell’Eliseo, dopo un’ora di colloquio con Hollande, senza essere riuscito a ottenere l’appoggio francese per il tanto sospirato rinvio della «resa dei conti», dal 2014 al 2016. 
Probabilmente Samaras non si era fatto molte illusioni al riguardo: il presidente francese, che personalmente forse avrebbe accordato ad Atene quel po’ di «ossigeno» sollecitato, ha preferito non contraddire la partner tedesca e rafforzare la linea comune tra Berlino e Parigi. Niente giochi di ruolo. Niente ripartizione tra «buoni» e «cattivi». Il fronte è compatto. Unito e severo.
Il verdetto è tutto in quell’«ancora», che Hollande sottolinea con la voce: «La Grecia deve ancora dimostrare la credibilità  del suo programma e la volontà  dei suoi dirigenti di andare fino in fondo». E prima lo fa, meglio sarà : il presidente francese si mostra categorico. Ma i greci sono allo stremo, lo sa. Perciò aggiunge la postilla che magari Angela Merkel avrebbe evitato: «Purché siano misure sopportabili per la popolazione». 
La scadenza cruciale resta in ogni caso fissata per il consiglio europeo di ottobre. Tra poco più di un mese il governo greco dovrà  superare l’esame della troika, l’Unione Europea, la Banca centrale europea, il Fondo monetario internazionale. Solo le loro conclusioni, esaminati conti e riforme in corso, permetteranno all’Europa di dare semaforo verde a nuovi aiuti finanziari, e all’apertura della bombola d’ossigeno. Solo allora l’asse Parigi-Berlino si deciderà  ad addolcire il suo piano di austerità .
Samaras aveva opposto i suoi argomenti, e principalmente uno: la Grecia deve salvaguardare la coesione sociale e, poi, ha bisogno di poter respirare, per riprendere a crescere economicamente. 
Ma Merkel non può permettersi, di fronte al suo elettorato interno, di accordare deroghe o di esporre il fianco ad attacchi da parte dei «falchi»: proprio ieri il suo ministro delle finanze, Wolfgang Schà¤uble, ha cassato con poche parole qualsiasi ipotesi di rinvii. «Più tempo significa più soldi», ha considerato. E allungare i tempi di attuazione del piano di riforme porterebbe a doverne predisporre un altro: «Non è così che si risolvono le crisi».
Quello su cui non concorda Hollande è che si tratti puramente di una questione di conti da far quadrare. Alle implicite minacce di Berlino, e agli intimi desideri dell’opinione pubblica tedesca, il presidente francese risponde che «la Grecia è, e resta, nella zona euro». Il dubbio non si pone, né si possono dimenticare i «dolorosi sforzi» già  sostenuti dagli ellenici negli ultimi due anni e mezzo.
Dunque Angela Merkel pensa già  a un altro «formato» per l’Europa: lo rivela il settimanale Der Spiegel, secondo cui il governo tedesco intende rifondare l’unione su un nuovo trattato che rafforzi l’integrazione. Bruxelles sarebbe già  stata informata delle intenzioni di Merkel dal suo consulente per gli affari esteri, Nikolaus Meyer-Landrut. Ai capi di stato e di governo della Ue verrà  chiesto di creare, entro l’anno, un gruppo di lavoro incaricato di rielaborare le condizioni del trattato per porre le basi di un’Europa che funzioni.


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