Alfano al governo: lo spread non è legato alla riforma elettorale
ROMA — Parla dagli studi di Radio Anch’io, Angelino Alfano. E replica al premier Monti che sollecita i partiti a sbrigarsi a cambiare la legge elettorale per colmare il «gap» tra forze politiche e cittadini. «Apprezziamo l’appello di Monti — argomenta — ma speriamo che non creda che se la facciamo cali lo spread». Alfano puntualizza, a proposito del rischio paventato proprio da Monti che salga al potere un governo antieuropeista, «l’Europa non è una materia teologica, è una mediazione degli interessi nazionali che vede spesso vincitrice la Germania. Noi non siamo euroscettici, ma siamo difensori dell’Italia in un contesto europeo e pensiamo ci voglia più Europa, mentre oggi spesso le scelte dell’Europa non sono fatte dagli europei ma da Francia e Germania per i loro legittimi interessi». Ed ecco il punto sottolineato con enfasi da Alfano: «Se torneremo noi al governo faremo gli interessi degli italiani».
Alfano difende inoltre il presidente della Bce, Mario Draghi, dalle critiche della banca centrale tedesca. «Draghi — osserva — sta andando benissimo, si sta comportando come un uomo di Stato europeo. Ciò che manca, però, è lo Stato europeo». Per Alfano la vera questione «è dare maggiori poteri alla Bce che deve diventare prestatore di ultima istanza come le altre banche centrali. Crediamo che occorra fare una grande battaglia per rafforzare la Bce. Se questo sarà fatto l’euro sarà più forte, altrimenti correrà il rischio di essere esposto».
Le parole di Alfano giungono all’indomani dell’avvio del negoziato sulle regole elettorali nel comitato ristretto presso la commissione Affari costituzionali del Senato. Che il clima volga al sereno si desume anche da ciò che sostiene lo stesso Alfano sui criteri per sostituire il Porcellum: «La nostra posizione è chiara e semplice: noi ci battiamo perché i cittadini decidano e votino il parlamentare. Siamo assolutamente pronti e disponibili ad approvare la riforma al più presto e speriamo di trovare un accordo con le altre forze politiche per riuscire a vararla senza scontri parlamentari». Gli fa eco il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, facendo trasparire un cauto ottimismo: «Potrebbe esserci qualche novità , non mi azzardo a dirlo perché ho visto tante volte cambiare le carte in tavola». Comunque, per Bersani due sono i punti fermi del nuovo sistema. Il primo: «Non possiamo passare da una legge tipo Porcellum dove con il 34% prendi tutto, compreso il presidente della Repubblica, a una legge in cui la sera del voto non si sa chi governa: sarebbe uno tsunami per l’Italia». Il secondo: «Il cittadino deve potere scegliere il suo parlamentare. È notorio che noi non siamo favorevoli al meccanismo delle preferenze. Preferiamo un meccanismo imperniato sui collegi. Dopodiché ragioniamo, una mediazione bisognerà trovarla anche se il giorno dopo io mi aspetto il festival dei puristi ai quali va risposto: vogliamo tenerci il Porcellum?».
In ogni caso il lavorio riservato prosegue. Maurizio Gasparri (Pdl) e uno dei relatori della legge Enzo Bianco (Pd) garantiscono che il comitato ristretto continuerà a vedersi anche dopo la chiusura del Senato prevista il 7 agosto.
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