by Editore | 25 Agosto 2012 10:03
Non conosciamo in dettaglio quali siano le «importanti differenze», e perché un accordo qualche mese fa considerato vicino (al punto che il capo dell’Aiea, Yukiya Amano, lo annunciò come «imminente») ora sia tornato in altomare – ieri i colloqui si sono interrotti senza fissare una nuova data. Ma forse non è una sorpresa, considerata l’isolamento sempre più profondo dell’iran, e l’escalation di dichiarazioni ostili e minacce che circonda il suo programma nucleare. Forse non deve stupire neppure la singolare coincidenza per cui proprio alla vigilia dei colloqui presso l’Aiea non precisate «fonti diplomatiche» hanno passato al quotidiano New York Times (e quindi ai media di tutto il mondo) un’anticipazione da cui risulterebbe che l’Iran «sta accelerando il lavoro al suo programma nucleare».
Andiamo con ordine. Al centro dei colloqui di ieri presso l’Aiea era la richiesta di chiarire alcuni aspetti delle attività atomiche dell’Iran: in particolare, l’agenzia Onu per la sicurezza atomica chiede all’Iran di dare ai suoi ispettori accesso a un certo sito militare, Parchin, non lontano da Tehran. Si tratta di un sito convenzionale, quindi fuori dalla giurisdizione dell’Aiea: una vecchia fabbrica militare di munizioni dove, secondo alcune informazioni arrivate all’Agenzia, l’Iran potrebbe aver condotto test con esplosivi che rientrerebbero in un programma nucleare a scopi bellici.
I colloqui tra l’Iran e l’Aiea non sono direttamente legati al negoziato tra Tehran e le sei potenze mondiali sul programma iraniano di arricchimento dell’uranio. Indirettamente però sì: è ovvio che un accordo con l’Aiea sul regime di controlli potrebbe migliorare il clima del negoziato più generale. Ed è vero anche il contrario: finché l’Iran si sentirà messo all’angolo nel negoziato generale, difficilmente cederà sui controlli, Parchin o altro – non si cede da una parte per non ottenere nulla dall’altra.
Le anticipazioni fatte circolare ieri vanno ad alzare la tensione. Il NYTimes scrive che gli ispettori internazionali scriveranno nel nuovo rapporto sull’Iran (atteso la prossima settimana) che Tehran ha installato centinaia di nuove centrifughe per l’arricchimento dell’uranio nel suo impianto sotterraneo di Fordow (in effetti lo avevano annunciato gli stessi i dirigenti iraniani il mese scorso); benché le macchine siano ancora ferme, proverebbero che l’Iran non ha intenzione di fermare il suo programma. L’altra rivelazione viene da un istituto di ricerca americano, Institute for science and International security (Isis), che ha messo on line foto satellitari di Parchin in cui si vedono impalcature e tettoie colorate su certi edifici: la prova che gli iraniani starebbero «ripulendo» prove compromettenti prima di eventuali ispezioni. Rivelazioni guidate? Certo daranno argomenti a tutti i sostenitori di un attacco all’Iran.
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