Volkswagen attacca Marchionne “Insopportabile, vada via da Acea”
BERLINO — Non bastava la tensione logorante sullo spread, né il confronto duro con Berlino sul salvataggio dell’euro: le dichiarazioni di Sergio Marchionne contro la Volkswagen a loro modo hanno aperto un confronto tra Italia e Germania anche nel mondo dell’auto. Il vertice del colosso tedesco ieri ha contrattaccato, chiedendo che Marchionne si dimetta dal suo attuale incarico di presidente dell’Acea, l’unione delle aziende produttrici di automobili europee. La sua faziosità , dicono a Wolfsburg, è incompatibile con quella funzione. Il comunicato di Volkswagen è freddo, prudente, diplomatico. Ma tra le righe puoi leggerci un’allusione a un conflitto d’interessi, concetto di non allegra memoria nella recente vita pubblica italiana. Marchionne, nota infatti la Volkswagen, ha un ruolo duplice: come amministratore delegato della Fiat ha l’incarico di preoccuparsi soprattutto del successo dell’azienda italiana, ma come presidente dell’Acea deve tenere conto degli interessi di tutte le aziende europee del comparto, condurre a nome di tutte loro un rispettabile lavoro di lobbismo e battersi per gli interessi di tutti i produttori di automobili continentali. Cosa che appunto,
secondo Wolfsburg, non ha fatto.
Ricordiamo gli antecedenti: l’altro ieri Sergio Marchionne in dichiarazioni all’Herald Tribune ha sparato a zero su Volkswagen, dicendo che la loro guerra dei prezzi è un bagno di sangue. Vw in realtà non conduce guerre sugli sconti, ma le banche di tutto il mondo quando concedono crediti per l’acquisto a rate di auto si fidano più di Vw che non di gruppi più deboli, quindi concedono tassi più bassi se compri una Golf o una Up! rispetto ad auto d’altre marche. Peraltro la guerra dei prezzi la conduce, eccome, Fiat, in Germania, con ampi sconti.
«Marchionne deve dimettersi, si è spinto troppo oltre», dice citato da Spiegel online e da tutte le agenzie Stephan Gruesheim, responsabile della comunicazione pubblica del gruppo Volkswagen, e precisa: attaccare in tal modo il numero uno sui mercati, con dure frasi e un vocabolario marziale (guerra all’ultimo sangue) non è compatibile con il ruolo di leader dell’associazione dei costruttori europei. Marchionne dopo quel che ha detto, insiste Wolfsburg, non è tollerabile alla guida dell’Acea. Altrimenti, non è escluso che Volkswagen stessa, in segno di protesta contro questo incompatibile conflitto d’interessi, decida di uscire dall’associazione europea dei costruttori d’auto. Fondata nel 1991, Acea raggruppa 18 produttori di automobili, autobus e camion del vecchio continente, ed è considerata una delle associazioni industriali più influenti nell’eurozona. Tanto più importante, in un certo senso anche politicamente, è dunque per l’Italia avere quella poltrona. Il retroscena, suggeriscono ambienti economici tedeschi, è la scossa profonda che investe il mondo dell’auto europea: si sta trasfor-mando in un comparto economica con una serie A dove a parte Ferrari vedi quasi solo i tedeschi, marchi di rango o premium inglesi ma di proprietà indiana o tedesca, e la Volvo ormai cinese. E una serie B con gli
altri, Fiat inclusa.
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