by Editore | 10 Luglio 2012 8:17
MILANO – La situazione si deteriora, i rischi sovrani di Italia e Spagna non scendono; di contro i tassi a breve di Germania e Francia sono sotto zero. Le Borse friggono, senza volumi. Mario Draghi mette in guardia i “rematori contro” d’Europa, davanti al Parlamento comunitario: «Il vertice Ue ha credibilità nella misura in cui chi vi ha partecipato non ne contraddice i risultati». La dichiarazione è ellittica, ma i riferimenti sono fin troppo facili. Avrebbe potuto dire: giovedì 28 giugno il summit europeo ha preso alcune misure anticrisi, è inutile, anzi dannoso, che pochi giorni dopo dai governi di Finlandia, Olanda, Germania si levino distinguo e nein.
«Servono azioni coraggiose dalle banche centrali ma anche di attori politici, in particolare i governi – ha aggiunto il banchiere –. La prima cosa per concretizzare la nuova visione dell’Unione è procedere verso un’ulteriore condivisione della sovranità di bilancio, nella finanza e nelle politiche economiche». L’euro (che ieri ha ripreso quota 1,23 dollari, pur sempre sui minimi da mesi) «è qui per restare, l’Eurozona farà ciò che è necessario per assicurarlo. Le prospettive di medio termine sono equilibrate, ma la crescita nel secondo trimestre s’è indebolita, in un contesto altamente incerto». Tuttavia, per i paesi in crisi ma in cura (Draghi ha citato Italia, Spagna, Irlanda, Portogallo) «c’è un barlume di speranza in uno scenario cupo: recentemente la sensazione del mercato è migliorata per alcuni paesi».
La seduta di ieri non ha inverato le parole del governatore però. L’effetto annuncio non basta più, e ben pochi investitori si sono presi rischi finanziari qualsiasi, azionari o sui governativi. «I volumi sono nulli – racconta un operatore – nessuno compra, in attesa che le autorità e i governi prendano decisioni forti». Il deterioramento del ciclo è stato ieri attestato dall’Ocse con il suo “Indice delle attività economiche”, sceso a maggio a 100,3 punti da 100,4 di aprile. E a due velocità nell’area euro, che comunque, diversamente da Usa, Giappone, Russia, rimane sotto 100. A giorni l’uscita delle prime trimestrali negli States attesterà che la crisi morde anche gli utili delle multinazionali; e ancor più gli investitori guarderanno a forme di sussidio politico, o monetario.
Anche i rischi sovrani vivono di ansia. Quello italiano è partito superando i 470 punti base sul Bund, per salire a 486 e ripiegare sui 480. A questi livelli l’Italia paga più del 6% i decennali, la Spagna più del 7%. Livelli eccessivi, che faranno danni alle due economie. Nelle stesse ore, su titoli semestrali, la Germania ha potuto piazzare, a compratori sgomitanti, 3,29 miliardi in Bund con tasso meno 0,034%. Pure la Francia, per la prima volta dal 1999, ha emesso 2 miliardi semestrali senza pagare tasso (-0,006%). Questa polarizzazione i tecnici la chiamano fly to quality, mentre ai politici dovrebbe dare il senso dell’insostenibilità dell’Europa oggi. Nonostante questo, l’Eurogruppo avviato ieri sarà interlocutorio, per aggiornarsi il 20 luglio, dato lo stallo e l’agenda.
Nell’azionario solo Piazza Affari ha tenuto la marcia avanti (+0,58%) per il recupero di qualche banca (Unicredit e Mediolanum) e gli exploit di Telecom, Ansaldo Sts e Impregilo.
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