Unipol-Fonsai, tutti i rischi della fusione
MILANO — Oltre mille pagine, forse non avvincenti come un giallo ma sufficienti a tener compagnia per tutto il week end i potenziali investitori di Fonsai e Unipol: le due compagnie, infatti, hanno pubblicato i prospetti dei due aumenti di capitale, che partiranno lunedì 16 in Borsa (i diritti verranno scambiati fino al 25). Aumenti monstre rispetto alla capitalizzazione: una manciata
meno di 2,2 miliardi di euro, contro un valore in Borsa di 328,1 milioni di Unipol e i 219,3 milioni di Fonsai, dopo aver perso ieri il 7,8% la compagnia bolognese e il 18% l’assicurazione che si appresta ad uscire dall’orizzonte della famiglia Ligresti.
Post aumento, verrà varata una maxi fusione a quattro, con Premafin, Fonsai, Milano e Unipol assicurazioni. Nel frattempo, la lettura delle mille pagine dei due prospetti la dice lunga sulla complessità dell’operazione. Basta guardare la corposa sezione delle Avvertenze e fattori di rischi, per entrambi. A partire dagli approfondimenti che Consob ha in corso sul portafoglio strutturati di Unipol «anche in ordine alla regolarità contabile dei dati comunicati», si legge nel Prospetto Unipol. Si tratta di una posta da 5,6 miliardi al 31 marzo scorso, il 23,7% degli investimenti finanziari. Qualora Unipol «dovesse avere la necessità di alienare integralmente e in un’unica soluzione questa componente di attivi» le perdite comporterebbero una riduzione del margine di solvibilità di 410 milioni di euro. E si tratta sicuramente di un punto dolente, visto che anche nel Prospetto Fonsai ritornano gli strutturati: il progetto di integrazione con
Unipol andrà poi verificato in base ad un «aggiornamento, per tutte le società coinvolte». E ancor più nel dettaglio, «l’aggiornamento riguarderà il portafoglio di titoli strutturati» Unipol. Tenendo conto che in tema di fusione il cda della Milano ha alzato il livello dell’attenzione, onde evitare che alcune scelte ad esempio sulle azioni proprie «non attribuisca una riduzione per gli attuali azionisti di minoranza della Milano». Ancora su Unipol, l’Isvap ha chiesto alla compagnia di «tener conto dei rilievi mossi nella formazione delle riserve sinistri, da iscrivere nella semestrale 2012» ed entro il 2 agosto di fornire una relazione dell’internal audit «in merito alle varie fasi del processo di riservazione dei sinistri» con costo atteso inferiore a 100 mila euro, per i quali ci sarebbe una carenza di appostazione di riserve pari a circa 201 milioni di euro» (conclusioni che Unipol non condivide, si legge nel Prospetto).
Dubbi e perplessità anche per quanto riguarda Fonsai. È ancora l’Isvap che il 3 luglio scorso precisa il prospetto – ha notificato che sulla base delle proprie valutazioni emerge una possibile carenza di 64 milioni nella riserva sinistri per Fonsai e di circa 61 milioni per la Milano assicurazioni, dunque altri 125 milioni che “ballano”. Non solo: la relazione della Pricewaterhousecoopers evidenzia che ci sono 316 milioni di potenziale «scostamento negativo» nello scenario peggiore di analisi di sensitività sulle riserve sinistri.
Infine il consorzio di garanzia. Hanno firmato Mediobanca, Unicredit, cinque banche estere (Barclays, Credit Suisse, Deutsche Bank, Nomura, Ubs) in qualità di joint global coordinator, mentre Banca Akros, Banca Aletti, Carige e Centrobanca sono co-lead manager. Che tuttavia, a fronte di commissioni salate, hanno messo nero su bianco dieci situazioni (dal downgrade delle società , o anche solo al peggioramento dell’outlook) che fanno scattare la possibilità di tirarsi indietro.
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