Unioni gay, italiani divisi
Secondo Mannheimer, sempre preciso, gli italiani si dividono a metà , con una leggera prevalenza tra i contrari. Un orientamento che sta crescendo fra i favorevoli. Più avverse le persone più anziane; più contrari soprattutto i maschi.
Neppure fra i cattolici, tradizionalmente più ostili, c’è uniformità . Prevale tra i praticanti, la ostilità alla proposta, ma anche fra costoro, quasi un terzo è favorevole. Il tema divide significativamente tutto il paese: sino a oggi la maggioranza, come si è detto, è contraria ad una forma di legalizzazione del matrimonio, ma la percentuale dei favorevoli sta aumentando. Appare autorevole l’opinione, fra gli altri, di Massimo Cacciari, che invita alla prudenza: «siamo di fronte ad un grande processo rivoluzionario. Proprio perché sono convinto che l’effetto di questa rivoluzione è legato alla figura della donna, occorre che questa rivoluzione sia affrontata da un punto di vista profondo e laico. Il rischio è ora che questo dibattito provochi forti reazioni di tipo opposto».
A Milano il sindaco Pisapia proclama di andare avanti per i diritti di tutti. La strada è il registro delle unioni civili: «auspico che il dibattito su questo tema si svolga senza strumentalizzazioni e nel rispetto ognuno del proprio ruolo». Il consenso alla unione civile del tipo matrimoniale sembra largo non solo a Milano dove però la curia vescovile ha preso posizione contraria affermando che così «si rischia il via libera alla poligamia». «Il registro non limiterebbe tale unione solo a quella tra due persone: il comune finirebbe per tutelare qualsiasi tipo di convivenza fra persone».
In Italia sono già ottantasei i comuni che hanno istituito dei registri delle unioni civili. All’estero si è già andati molto più avanti. La Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea ha dichiarato: «il diritto di sposarsi e di costituire una famiglia sono garantiti secondo le leggi nazionali che disciplinano l’esercizio di tale diritto». Porte aperte quindi anche alle persone dello stesso sesso. Il punto essenziale è dunque la cancellazione del requisito della diversità di sesso sia per il matrimonio che per gli altri modelli di famiglia. La Corte Costituzionale Europea ha dichiarato: «alle persone dello stesso sesso unite da una convivenza stabile spetta il diritto fondamentale di vivere liberamente una condizione di coppia ottenendone il riconoscimento giuridico con i connessi diretti e doveri». Una sentenza che è stata definita «pilatesca» perché ambigua. Ma un passo importante è stato fatto, un diritto fondamentale è stato riconosciuto.
Una questione, questa delle nozze gay, che certamente imbarazza i cattolici, già in difficoltà per altri motivi e per la forte diminuzione della presenza nelle chiese. Il cattolicesimo, fino ad oggi, ha cercato di reagire moltiplicando le varie forme di assistenza sociale. Vedremo se la laicità continuerà a prevalere.
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