Tra la gente di Aleppo assediata dai tank “Molti scappano, temiamo un massacro”

by Editore | 27 Luglio 2012 9:10

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ALEPPO â€” Aleppo, la seconda città  più importante della Siria, si prepara alla controffensiva da parte dei soldati governativi dopo un’altra giornata sotto i colpi d’artiglieria o sparati dagli elicotteri contro i quartieri presi dagli insorti. Le forze speciali siriane sono state dispiegate intorno alla città  e altri soldati dovrebbero arrivare per l’attacco, previsto oggi o sabato: lo ha riferito all’Afp una fonte della sicurezza siriana. Si dice che anche i circa 2mila ribelli già  ad Aleppo abbiano ricevuto rinforzi, pari a circa 1500-2000 uomini appena arrivati. La Francia sollecita le Nazioni Unite a intervenire per fermare il “bagno di sangue” , mentre Ban Ki-moon, il segretario generale dell’Onu, ammonisce le potenze mondiali a non ripetere gli errori commessi in Bosnia. «Non voglio che nessuno dei miei successori visiti la Siria tra vent’anni e si ritrovi a dover chiedere scusa per quello che avremmo potuto fare per proteggere i civili in Siria e che non stiamo facendo».
Ad Aleppo Abu Firas, il portavoce del consiglio rivoluzionario cittadino dice che nella zona occidente è arrivata una colonna di carri armati e di veicoli blindati, mentre colpi di artiglieria o sparati dagli elicotteri prendono di mira i quartieri degli insorti. I testimoni affermano di aver contato fino a 80 carri armati.
Dentro la città  l’atmosfera è di tensione e preoccupazione, e uno degli abitanti ci dice: «Abbiamo la brutta e spiacevole sensazione che la situazione possa degenerare in una catastrofe, con i rinforzi dell’esercito già  qui. Il regime prende saltuariamente di mira aree densamente popolate, e provoca molte vittime. Gli ospedali non riescono a star dietro al numero dei feriti. Pane e carburante sono introvabili. Molte famiglie sono sfollate, vagano in strada o si accampano nei parchi o in rifugi nelle scuole,
ma restano esposte e vulnerabili. La popolazione sta preparandosi al peggio».
Violenti scontri si sono verificati tra l’Esercito libero siriano (Els) e le forze governative lungo le strade che a Nord e a Ovest portano ad Aleppo. I residenti scappati dagli scontri raccontano di sette famiglie sterminate martedì notte nel quartiere di Salaheddin, dopo che le loro case nei pressi di una clinica sono state distrutte a colpi di mortaio. Un residente fuggito oltre la frontiera turca confida agli amici di voler tornare ad Aleppo e spiega: «Sento il bisogno di tornare indietro e morire a casa mia».
Mohammad Issa, un comandante dell’Els, dice che il convoglio di carri armati arrivato ad Aleppo è partito dalla vicina cittadina di Idlib. Il regime non ha ancora il controllo su questo centro, ma teoricamente ha perso il controllo delle zone circostanti. Il convoglio ha impiegato più giorni per arrivare ad Aleppo, tenuto conto della presenza di numerosi combattenti dell’opposizione che hanno teso loro agguati. «Li abbiamo attaccati in
piena campagna, cercando di coinvolgere meno possibile la popolazione civile negli scontri », dice Isa, aggiungendo che le sue milizie hanno preso prigionieri e accolto parecchie decine di disertori.
Secondo Amir, un fiancheggiatore degli insorti ad Aleppo, le forze anti-Assad al momento hanno il controllo del 40 per cento
della città  in una fascia a semicerchio che si allarga da Est verso Dud. «L’Els è arrivato venerdì e si è spinto fino alle aree che riteneva che non sarebbero state ostili. Le forze governative a quel punto se la sono data a gambe. Aleppo è una città  complicata: c’è chi appoggia il regime, chi ha paura, chi è favorevole alla rivoluzione. La classe media e i ricchi
non vogliono che i ribelli abbiano la meglio. Vogliono che tutto continui come al solito. Nessuno può prevedere che cosa accadrà  di qui a poco, ma permane molta tristezza per il fatto che gli insorti abbiano attirato su Aleppo tutta quella potenza di fuoco».
Si parla di combattimenti a fuoco anche a Damasco, con colpi sparati dai carri armati e dagli
elicotteri, e continua a girare voce di violenti scontri tra i disertori e le forze del regime a Hajar al-Aswad, uno degli ultimi quartieri in mano ai ribelli in città , e nel campo profughi palestinese di Yarmuk. Gli attivisti hanno riferito di almeno cinque civili uccisi e di 25 feriti. I cecchini erano appostati sui tetti degli edifici e secondo quanto ha affermato un abitante della città  hanno preso di mira chiunque si sia azzardato a scendere in strada.
Luglio sta per concludersi e diventerà  di fatto il mese più cruento finora dell’insurrezione siriana. Il bilancio dei morti nel Paese è stimato in oltre cento al giorno, secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani con sede in Gran Bretagna. Gli attivisti parlano di 19mila morti dal marzo 2001 a oggi, e Medici senza frontiere calcola gli sfollati dal paese in oltre 120mila persone.
(© Guardian-la Repubblica traduzione di Anna Bissanti)

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