Tensione tra Caracas e il Paraguay

by Editore | 5 Luglio 2012 10:48

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«Una manipolazione della destra paraguayana». Così Venezuela ed Ecuador hanno respinto al mittente le accuse provenienti dal nuovo governo di Asuncià³n, secondo il quale i ministri degli esteri di Caracas e Quito avrebbero istigato le forze armate paraguayane alla rivolta. 
In questione, un video, privo di audio, diffuso da Telefuturo, che chiama in causa il ministro degli esteri venezuelano Nicolas Maduro e quello dell’Ecuador, Ricardo Patià±o. La sequenza di un piano più lungo, mandato invece integralmente da Telesur tv: i due ministri facevano parte di una delegazione di Unasur, recatasi in Paraguay per evitare che la crisi politica precipitasse, com’è poi avvenuto con la destituzione del presidente Fernando Lugo da parte del senato. Dopo quella vicenda – un «golpe istituzionale» secondo tutti i governi progressisti dell’America latina – il Mercosur non ha riconosciuto il governo di Federico Franco, il vicepresidente (di destra) subentrato a Lugo, e ha sospeso il Paraguay dal blocco regionale «fino al ripristino dell’ordine democratico». E così ha fatto anche l’Unasur. Senza l’opposizione del Senato paraguayano (egemonizzato dalla destra), il Venezuela ha quindi potuto accedere al Mercosur, come chiedeva da anni. La decisione, che diventerà  esecutiva il 31 luglio, è stata presa all’unanimità  fra Argentina, Brasile, Uruguay. Così prevede lo statuto del blocco regionale, a cui partecipano senza diritto di voto anche Bolivia, Cile, Colombia, Ecuador e Perù, che condannano la destituzione, ma con accenti diversi. 
L’ingresso del Venezuela (e delle sue riserve petrolifere) ha però lasciato strascichi. Dal Paraguay, il nuovo governo (in carica fino alle elezioni di aprile) minaccia di ricorrere ai tribunali internazionali, mentre le dichiarazioni del ministro degli esteri uruguayano, Luis Almagro, avevano in un primo tempo lasciato intendere che il suo paese avesse avuto dei dubbi: per questo la data d’ingresso di Caracas è stata spostata a fine luglio e il Paraguay non ha ricevuto sanzioni. Ieri, Montevideo ha parlato di «malinteso», precisando che in Uruguay c’era stato comunque un accordo di voto per il sì «quasi cinque anni fa» e che «il presidente poteva solo seguire quella decisione». 
Oggi a Santiago, in Cile, il Paraguay sarà  oggetto di una riunione straordinaria dei ministri degli esteri della Comunità  degli stati latinoamericani e caraibici (Celac). «In Paraguay – ha detto il ministro ecuadoregno Ricardo Patià±o – si è ripetuta la strategia criminale messa in atto in Honduras nel 2009. Tutta la regione deve stare in allarme».

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