TASCABILI AL TRAMONTO “PER USCIRE DALLA CRISI ORA PUNTIAMO TUTTO SUI GRANDI AUTORI”

by Editore | 25 Luglio 2012 8:04

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Con il mercato che sfiora il meno dieci, una brutta primavera alle spalle, un’estate difficile in corso e un autunno minaccioso in vista, per far sorridere un direttore editoriale ci vorrebbe perlomeno un “gigaseller”. E infatti sorride, alla Feltrinelli, il direttore editoriale Gianluca Foglia, generazione TQ e dunque cresciuto professionalmente “contromano” (si chiamava così la sua prima collana, curata per Laterza, prima di approdare a Milano in via Andegari) rispetto agli anni facili.
Perché da qualche giorno il potenziale gigaseller ce l’ha nel cassetto: «Roberto Saviano farà  con noi il suo nuovo libro, che è in fase avanzata di scrittura. Sarà  pubblicato tra la fine dell’anno e l’inizio del 2013, il titolo non è ancora deciso: è un progetto potente e coraggioso, di forte respiro e tematica internazionale, che uscirà  in contemporanea in Europa e in America, pubblicato dal gruppo Penguin». Un bel sospiro di sollievo, dopo un anno di risposte caute sul futuro di Saviano in Feltrinelli a seguito del volume tratto l’anno scorso dal programma tv Vieni via con me: «Con Roberto non abbiamo mai smesso di lavorare, e il frutto sarà  un nuovo libro di quelli che catalizzano l’attenzione allargando il numero dei lettori. Insomma, è una buona notizia per tutti, perché porterà  più gente in libreria».
Pensa a un effetto Gomorra – allora furono due milioni e mezzo di copie nei primi tre anni, quasi altrettante all’estero in 52 traduzioni – contro l’erosione lenta e costante dei numeri dei libri venduti?
«Ci speriamo certo, al di là  della soddisfazione principale, di Carlo Feltrinelli e di tutta la casa editrice, che è per il valore culturale e civile del progetto. Ma naturalmente neppure un gran libro può risolvere tutto, e pur sforzandoci di reagire con energia alla crisi, di veri spiragli ne vedo pochi. E le preoccupazioni maggiori mi sembra vengano, più che dalle novità , da quella fondamentale retrovia editoriale che sono i tascabili. I report dei primi sei mesi dell’anno parlano di un calo del 20 per cento delle collane economiche di tutti i principali editori, noi compresi».
La crisi del paperback però è in corso in tutto il mondo: non è l’esaurirsi di una formula, più che una minaccia nuova?
«Può sembrare, ma non è così. È vero che paradossalmente le cifre del calo di vendite dei tascabili sono all’incirca uguali in America e da noi, ma sono diverse le cause: là  è stato l’arrivo dell’e- book, che infatti ha sostituito con le vendite elettroniche buona parte dei lettori di carta perduti. Mentre qui, dove l’e-book stenta a raggiungere il 2 per cento, la frana c’è lo stesso ed è in gran parte effetto della concorrenza della narrativa low cost».
Ma perché dovrebbe essere una jattura vendere a 9,90 euro un libro fresco anziché una ristampa allo stesso prezzo, o che un lettore chieda “un Tiffany” anziché “un nuovo libro di” un autore seriale? E dopo che Newton Compton ha scommesso sul ribasso, oggi non lo stanno facendo un po’ tutti?
«Guardi, l’abbassamento dei prezzi lo capisco: è una scelta disperata, ma da rispettare. Però quando il libraio è spinto a sfilare dallo scaffale un tascabile d’autore per far spazio sul banco a un libro-prodotto che magari costa anche meno, bisogna sapere che si innesca una catena di conseguenze economiche, e soprattutto culturali, disastrose».
Quali?
«Le prime sono più elementari: si accorcia il tempo di successo dei libri riusciti, che produceva un “tesoretto” ben guadagnato, reinvestibile dall’editore nel rischio di nuove proposte. Ma le conseguenze culturali sono ancora più insidiose: dopo tanto discutere, come nel bel titolo di André Schiffrin, sul timore di una Editoria senza editori, finiremmo per ritrovarci con una “editoria senza autori”, perché è proprio il tascabile a consolidare e allargare il dialogo di lunga durata tra uno scrittore e il suo pubblico. E fuori da quel rapporto ci sono solo i libri delle celebrity e i successi costruiti dal marketing. Le faccio un esempio: l’altro giorno, a una presentazione ai librai, qualcuno si è stupito nel sentire che un autore come Benni in tascabile negli anni ha venduto qualcosa come quattro milioni e
mezzo di copie. È una realtà  superiore alla percezione, ma fondamentale per far vivere e crescere una editoria di idee, che nella cura del lavoro degli scrittori ha la propria ragione culturale di esistenza».
Come pensate di salvare il salvabile?
«Non si tratta di salvare il salvabile, appunto, ma di reagire conquistando terreno: all’inizio del 2013 rilanceremo l’Universale economica con una serie di edizioni personalizzate per autore: Baricco, Pennac, Agnello Hornby, Isabella Allende, Tabucchi e Benni: copertine dedicate per autore, formato più grande, rilegatura migliore. nuova grafica e veste da “collezionabile”. E siccome naturalmente la cura del catalogo non è solo conservazione del passato, già  a settembre usciranno in hard cover i  nuovi romanzi di Benni,
Di tutte le ricchezze, di Pennac, Storia di un corpo, e tanti altri. Lo stesso vale per la saggistica, che non soffre tanto del
low cost quanto della circolazione on line della letteratura scientifica e tecnica. Ma il giorno che Feltrinelli non proponesse più Richard Sennett, o uno studio come
L’economia dei poveri di Esther Duflo, sarebbe una perdita grave non solo per noi».
Il messaggio sembra da “club delle firme”, ma nel frattempo avete anche varato una collana di gialli a 10 euro lanciati con la tv FoxCrime, siete stati in classifica con i romanzi sentimentali francesi di Nicolas Barreau, sfornate titoli di cucina con Gribaudo e manuali di diete e storie di campioni con Kowalski, marchi entrambi di proprietà  Feltrinelli: non c’è contrasto?
«Va bene così: siamo un gruppo editoriale capace di intercettare libri più legati al gusto del momento, e la stessa casa editrice Feltrinelli ha imparato a lavorare bene sui romanzi più leggeri, tradizionalmente meno presenti nel catalogo, con la cura e l’attenzione alla scelta che sono la parte più importante del mestiere. Ma la scelta strategica è quella che ho detto».
Perché anche quest’anno non siete andati allo Strega? L’assenza è una scelta definitiva?
«Di assenza non parlerei: abbiamo portato in finale Nicola Gardini al Viareggio, Nicola Montanaro al Campiello, Paolo Di Paolo ha vinto il Vittorini. Nell’assetto attuale lo Strega sappiamo di non poterlo vincere, quindi abbiamo altre priorità ».
Con il 4,5-5 per cento della quota di mercato siete il quarto gruppo in Italia dopo Mondadori, Rcs, e Gems, ma avete anche 105 librerie e il 18% del mercato “trade”. È una forza o un condizionamento, in tempi di pubblico volatile?
«Non vendiamo solo nelle Feltrinelli, ma naturalmente è una forza avere una quantità  di vetrine importanti, qualificate e culturalmente coerenti con il nostro pubblico, con il quale attraverso le librerie manteniamo un rapporto e un feed back costante. Non vedo proprio svantaggi».
Proviamo con questo: se hai cento negozi e 1600 dipendenti in libreria, difficilmente ti butti sull’e-book e sul’e-commerce…
«Non è così: abbiamo varato con ottimi risultati la collana di ebook “corti” Zoom, siamo su tutti i mercati e in tutti cerchiamo di fare la nostra politica d’autore».
Nelle librerie, quest’estate la vedette indiscussa è l’erotica E. L. James con le sue Sfumature.
Come casa editrice, il treno del sadomaso di massa sembra che l’abbiate guardato passare. Ora che stanno per arrivare in tutti i cataloghi i cloni del bestseller, cosa farete?
«Non mi scandalizzo di questo curioso boom estivo, anzi ne sono contento. Perché a settembre risponderemo con il tascabile che ripropone tutto Henry Mil-ler: se il pubblico ha trovato pruriginose le Sfumature, vedrà  quanto c’è di meglio e di più nei Tropici…
Al terzo manoscritto erotico della pila enorme che si è accumulata anche sulla mia scrivania, invece, ho cominciato ad annoiarmi un po’».

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