by Sergio Segio | 11 Luglio 2012 7:22
ROMA — Più che una Super-Inps qui c’è un Super-buco di quasi 6 miliardi di euro. Traghettato per intero dall’Inpdap al momento della fusione, assieme ad Enpals, con il più grande Istituto di previdenza italiano. Un accorpamento deciso dal Salva-Italia di dicembre, la prima manovra del governo Monti, quella che conteneva la riforma Fornero delle pensioni. Pensioni che ora potrebbero essere a rischio.
Perché «nel breve periodo un problema di sostenibilità dell’intero sistema pensionistico pubblico» potrebbe porsi sul serio. Lo scrive il Consiglio di indirizzo e vigilanza dell’Inps, il Civ, che ieri ha approvato la prima nota di variazione di bilancio 2012 dell’ente (con due soli voti contrari, quelli dei consiglieri in quota Uil Carannante e Scardaone), lanciando però l’allarme e chiedendo al governo «interventi correttivi doverosi e urgenti», prima che la situazione sfugga di mano. «Non si tratta di un dato nuovo, poiché
da anni l’Inpdap era in disavanzo », prova a spegnere il fuoco Giuliano Cazzola, deputato Pdl ed esperto di pensioni. In effetti, l’Istituto che pagava le pensioni agli statali, al momento dell’accorpamento con Inps, porta in dote 13 miliardi di disavanzo (mentre Enpals è attivo per 306 milioni e Inps in rosso per 736 milioni), poi ridotti a 5,843 con l’intervento nei mesi scorsi dello Stato. Ma che, secondo il Civ (organo di controllo di 24 membri, espressi da sindacati e imprese, presieduto da Guido Abbadessa della Cgil), è destinato a salire, fino a sfiorare i 7 miliardi sia nel 2013 (6,936) che nel 2014 (6,963). Il buco è un difetto di origine, se così si può dire. «L’Inpdap nasce nel 1992, ma con la riforma Dini del 1995 incorpora anche un fondo per gli statali (civili e militari) e i dipendenti della scuola, i cui contributi prima di quella data andavano direttamente al Tesoro che li gestiva e poi pagava le pensioni», spiega il “ribelle” Carannante (Uil). «L’Inpdap debutta senza patrimonio. Poi il blocco delle assunzioni nel settore pubblico ha fatto il resto, visto che oggi ad ogni pensionato corrispondono solo 1,7 statali attivi», ricorda Abbadessa.
Lo squilibrio c’è. E rischia di
compromettere gli assegni futuri. «Ma noi l’allarme l’abbiamo lanciato per tempo, sei mesi fa», rivendica Abbadessa. «Il rischio non è immediato ma esiste. L’insostenibilità sarà contenuta per qualche anno, erodendo il patrimonio pubblico da 43 miliardi e i fondi attivi, come quelli dei lavoratori dipendenti
e dei parasubordinati. Ma per quanto? E poi che succede?». D’altronde Mastrapasqua, presidente Inps, non ha mai nascosto il “buco”. La relazione annuale, presentata il 29 maggio, parlava appunto di «5.977 milioni » di rosso. E ancora prima, il 13 marzo, il presidente si impegnava, in un’audizione al Senato
a risolvere, «per via amministrativa o normativa», «uno dei più grossi problemi», ovvero «i buchi contributivi nelle posizioni previdenziali dell’Inpdap, per situazioni che risalgono anche a vent’anni fa». Con un occhio agli immobili di Super-Inps che valgono oltre 3 miliardi.
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