by Editore | 19 Luglio 2012 16:58
PADOVA – Articolo 4, commi 6,7,8. E’ questo il nemico numero uno di cooperative e associazioni italiane, contenuto nel testo di legge della spending review. Tre commi che potrebbero ridisegnare il volto del sociale in Italia, scuotendo equilibri consolidati e mettendo in crisi i rapporti con gli enti pubblici. Un terremoto dovuto, sostanzialmente, a nuove restrizioni nelle procedure di finanziamento.
Il primo colpo arriva al mondo dell’associazionismo: dal primo gennaio 2013 sarà vietato all’ente pubblico di erogare contributi ad associazioni con le quali è già in atto una convenzione. In concreto, significa che queste realtà non potranno più ottenere alcun contributo per iniziative culturali, convegni o di sostegno alle proprie attività di carattere umanitario che esulano, appunto, dalla convenzione. “Finora invece questo accadeva molto spesso – spiega Giulio Marcon, portavoce della campagna Sbilanciamoci! -. Invece dal prossimo anno cambia tutto, con un forte danno alle organizzazioni no profit”.
Il 2014 riserva altre due brutte sorprese. La prima riguarda le cooperative sociali e le associazioni che hanno in affidamento dei servizi. I benefici e le agevolazioni nelle gare d’appalto scompariranno e le gare d’appalto saranno soggette alla logica del massimo ribasso, con buona pace della legge 381/1991 che prevedeva apposite deroghe. “Nel migliore dei casi questo significherà un ritardo nei tempi di assegnazione dovuto alla lunghezza delle procedure – sottolinea Marcon -. Nel peggiore dei casi, invece, si verranno a creare situazioni in cui alcuni servizi potranno essere affidati, in base al criterio di economicità , a organizzazioni prive delle caratteristiche essenziali per garantirne una buona gestione, scelte solo perchè costano meno”.
Un ulteriore colpo al sistema arriverà , sempre nel 2014, dal divieto per gli enti pubblici di dare in affidamento diretto dei servizi a enti privati e no profit in condizioni di emergenza. Il portavoce di Sbilanciamoci! lo spiega con un esempio: “Mettiamo che in una provincia arrivino 200 rom, per cui si renda necessario allestire e gestire una tendopoli d’urgenza. Finora era possibile stanziare un finanziamento per l’attivazione del servizio a realtà del territorio specializzate che, per la propria unicità , potevano garantirne la gestione ottimale, come ad esempio Caritas o la Croce Rossa. D’ora in poi questo non sarà più possibile: bisognerà per forza rivolgersi a società pubbliche, come le multiservizi”.
Alla luce di queste novità , la mobilitazione è dietro l’angolo: “Stiamo cerando di costruire iniziative che possano modificare questo testo – avvisa Marcon -, che è in contraddizione non solo con le normative sulle cooperative sociali e il volontariato, ma in parte anche con la Costituzione, che all’articolo 45 fa riferimento alla particolare funzione sociale del movimento cooperativo”.
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