Speculazione, unità  di crisi della Ue Monti e Grilli alla battaglia d’agosto

by Editore | 15 Luglio 2012 12:26

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ROMA â€” I leader europei pronti a intervenire in qualsiasi momento. Una cabina di regia permanente, un muro per fermare gli speculatori ad agosto. I capi di governo europei hanno deciso di non lasciare spazio agli attacchi contro l’euro. Saranno in grado di riunirsi in teleconferenza in tempo reale insieme ai rispettivi ministri dell’Economia e degli Affari europei (il premier Mario Monti e poi Vittorio Grilli ed Enzo Moavero, per l’Italia).
I tempi per tirare su il muro sono strettissimi. Perché il fiato dei raiders comincia a farsi sentire. È di nuovo l’euro a rischio e, questa volta, l’attacco potrebbe puntare diretto all’Italia. L’emergenza è praticamente scattata. Gli occhi sono tutti puntati sulla riunione straordinaria dell’Eurogruppo, i ministri dell’Economia e delle Finanze dei paesi della moneta unica, fissata per venerdì prossimo, 20 luglio. Tema all’ordine del giorno le banche e soprattutto la salvezza (c’è una prima tranche di 30 miliardi) degli istituti spagnoli. Ma è da quella riunione che ci si aspetta informalmente il via libera alla costituzione di una sorta di coordinamento permanente anti-speculazione, rendendo operativo lo scudo a difesa dello spread, concordato nella riunione del Consiglio europeo di fine giugno. Il messaggio dovrà  essere netto: il fondo salva Stati è pronto a intervenire in qualsiasi momento e con le risorse adeguate per spegnere i primi focolai che dovessero accendersi nei mercati finanziari anche contro paesi grandi come l’Italia. «Vanno scoraggiati gli speculatori», spiegano a Palazzo Chigi. E se il 20 l’obiettivo non dovesse essere raggiunto, si profila un vertice tra i capi di governo per il 25 luglio. Ipotesi che però a Bruxelles considerano solo teorica.
Agosto è il mese che più temono nelle capitali europee. Ad agosto di un anno fa partì la pressione sul nostro debito pubblico. In estate i mercati sono più “sottili”, bastano pochi euro per muovere di molto le quotazioni. Questo è il rischio. Non a caso molti banchieri hanno deciso di continuare a presidiare il territorio; non a caso Monti ha chiesto a tutti i ministri di restare in Italia. Gli speculatori possono essere tentati dal provare la tenuta dell’Efsf (il fondo che sarà  poi sostituito da quello permanente Esm) che, su richiesta dei singoli Stati con i conti a posto, e previo via libera della Commissione di Bruxelles, può sostenere i relativi titoli e frenare le impennate degli spread. Il fatto che il declassamento del nostro rating (da A3 a Baa) da parte di Moody’s sia stato praticamente ignorato dagli investitori è stato vissuto con sollievo dal governo. È un buon segnale ma non vuol dire che la battaglia sia conclusa. D’altra parte la replica dell’agenzia di rating alle critiche che le sono piovute addosso dall’Italia e dall’Europa, deve comunque far riflettere perché l’Italia è ancora in mezzo al guado e per uscirne — l’ha detto Monti — serve un «percorso di guerra». Ha dunque spiegato Moody’s: «Il primo fattore chiave che ha portato alla nostra decisione di abbassare di due gradi il rating è l’aumentata vulnerabilità  dell’Italia di fronte al rischio di eventi negativi. Il secondo è l’ulteriore peggioramento dell’economia italiana, che sta contribuendo al peggioramento di bilancio». Lo scenario descritto da Moody’s non esclude il «crack» della Grecia e il «collasso » della Spagna. In questa cornice «l’alto livello del debito del-l’Italia e le necessità  di finanziamento che sono pari a ben 415 miliardi nel biennio 2012-13, così come la diminuzione della quota posseduta da investitori esteri, genera rischi di liquidità ». Il governo italiano deve muoversi su due fronti: in Europa, come si è visto, e all’interno. Monti preme perché il decreto sulla spending review ottenga il via libera dal Senato prima di agosto, sarebbe un altro segnale di affidabilità  dopo quelli prodotti con la riforma delle pensioni e del mercato del lavoro. Non è di poco conto poi che la prossima settimana sarà  definitivamente approvato dal Parlamento il trattato del “fiscal compact” con annesso il fondo salva Stati.

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