Scudo antispread, arrivano due «no»

Loading

BRUXELLES — Prima, il timido brindisi delle Borse. Poi il calo dello «spread», il differenziale di rendimento fra i titoli decennali di Stato italiani e gli omologhi “Bund” tedeschi, fermatosi a 419 punti base dopo aver toccato anche quota 404: i risultati del Consiglio Europeo hanno conquistato ieri un voto di sufficienza – «6» con riserva- da parte dei mercati finanziari. Mezza schiarita dopo giornate di uragano, e certo è qualcosa. Ma a guastare il brindisi, c’è stata anche quella doppia sorpresa: la Germania che già  stempera gli esiti del vertice Ue, e la rivolta delle «tre A». 
Finlandia e Olanda, fra i pochissimi Paesi europei ad aver conservato un rating da «tripla A», annunciano infatti che bloccheranno lo «scudo anti-spread» appena ottenuto dal premier italiano Mario Monti al vertice dei capi di Stato e di governo della Ue. Anzi: dicono di averlo già  bloccato (parole del primo ministro finlandese Jyrki Katainen rivolte al proprio Parlamento), negano che il Fondo salva-Stati Esm, o «Meccanismo europeo di stabilità », possa acquistare sul mercato secondario i titoli dei Paesi bersagliati dalla speculazione, offrendo così loro una rete di protezione dai morsi dello «spread». Fonti Ue definiscono questa posizione un mezzo bluff perché la Commissione europea e la Bce potrebbero facilmente aggirarla se fosse in pericolo la zona euro. Italia e Spagna non vengono nominate, ma è di loro che assai probabilmente si parla. E il motivo del veto finlandese è pesante perché è politico oltre che tecnico, anzi è una secca dichiarazione di principio: per decisioni tanto importanti ci vuole l’unanimità  fra i governi, e questa oggi non c’è «a causa dell’opposizione finlandese e olandese». Subito dopo queste parole, tornano a sussultare le Borse che risalivano, anche nella speranza di qualche intervento calmieratore della Banca centrale europea: chiuderanno poi in positivo (Parigi +1,36%, Francoforte +1,24%, Milano +0,24%).
La mossa di Finlandia e Olanda potrebbe avere anche altri risvolti. Sono le nazioni più vicine alla Germania, che come loro e come il Lussemburgo ha ancora un rating da “tripla A”. Unendo i loro voti a quelli di Berlino potrebbero davvero bloccare lo scudo antri-spread. Al vertice di Bruxelles, avevano spalleggiato in tutto la Merkel contro Italia, Spagna e Francia, nell’opposizione a ogni proposta di condivisione del debito. C’è dunque chi vede nella loro presa di posizione una manovra a più ampio raggio, più o meno concordata con la cancelleria tedesca: che diplomaticamente non pronuncia per adesso i soliti “no” espliciti, ma ha chi lo fa per lei. Berlino, del resto, ha lanciato nelle ultime ore dei segnali ambivalenti attraverso il portavoce della stessa cancelleria, Stefan Seibert: per le banche in crisi «non c’è niente di nuovo», «nel vertice di Bruxelles sono state prese decisioni importanti, concrete», e però «i nostri principi sono stati mantenuti». Anche il “Financial Times” ci mette del suo, sostenendo che “il “reale vincitore” del summit è stata Angela Merkel, e non Mario Monti. Quest’ultimo, scrive il quotidiano britannico, «ha affrontato il cancelliere tedesco e ha vinto la battaglia», e «potrà  sopravvivere qualche settimana o mese in più in politica”. Ma “è stato solo lo spettacolo di facciata», perché «se si guarda dietro le quinte ci si accorge che, almeno per l’Italia, non è cambiato assolutamente nulla». In realtà , come ha riconosciuto la stessa Merkel, qualcosa è cambiato per tutti. E forse, al momento di attivare i meccanismi di salvataggio, tutto sarà  più facile del previsto: per esempio Simon O’Connor, il portavoce del commissario europeo agli affari economici Olli Rehn, ha spiegato ieri che il nuovo meccanismo per la ricapitalizzazione diretta delle banche da parte del Fondo Esm non avrà  bisogno di una ratifica parlamentare nei vari Stati. Quello tracciato per le prossime settimane sarà  di nuovo un percorso minato, ma forse qualche precauzione in più è stata presa: come assicura da Roma Mario Monti, «l’Europa aiuterà  il mondo a essere migliore, altro che congedarsi». 
L. Off.


Related Articles

Ok di Boeri al reddito minimo, ma solo per gli over 55

Loading

La strada per un nuovo welfare è ancora molto lunga in Italia

Legge di bilancio, sette miliardi di tagli da sanità e servizi

Loading

Il governo cerca le risorse per la prossima manovra Calenda: “La flessibilità ce la siamo guadagnata”

Cicale, formiche e recessione: si ingrossa il fiume della sfiducia nell’euro

Loading

PARIGI – Il 1° gennaio 2012 l’euro come moneta corrente utilizzata dai cittadini (di 12 paesi nel 2002, oggi 17) compie dieci anni. Ma nessuno pensa di festeggiare questa ricorrenza. Anzi, l’impensabile è ormai argomento di dibattito: in molti ora farebbero la festa all’euro, per tornare alle monete nazionali.

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment